I missili coreani e le nostre incertezze
I test missilistici nordcoreani sono ormai talmente frequenti che difficilmente si può dar conto delle quotidiane provocazioni di Pyongyang nei confronti dei paesi vicini. Il test di ieri, però, ha contribuito ad alzare ulteriormente l’asticella della tensione nel Pacifico. Intorno alle otto del mattino (ora locale), la Corea del nord ha lanciato dalla contea di Ullyul, nella provincia dello Hwanghae del sud, due missili Rodong (è un missile balistico a medio raggio, con una gittata massima stimata intorno ai 1.300 chilometri) e un missile Scud a corto raggio. Uno dei due Rodong sarebbe caduto a 250 chilometri dalla prefettura di Akita, nel nord-est del Giappone, quindi nella zona economica esclusiva di Tokyo (per intenderci, l’area di oceano dove si muovono i pescherecci giapponesi).
E’ stato un obiettivo intenzionale: il leader Kim Jong-un vuole dimostrare di poter colpire i territori nemici, e di poterlo fare prima dell’istallazione del sistema antimissilistico Thaad previsto, dopo un accordo tra America e Corea del sud, entro la fine del 2017. Ad accrescere la tensione ci sono poi le esercitazioni militari di Washington e Seul, e le sanzioni imposte contro Kim Jong-un. Se la Corea del nord abbia o meno la capacità di miniaturizzare le testate nucleari, e quindi di lanciare missili atomici, non è dato sapere. Secondo molti analisti gli scienziati non sono ancora arrivati a questo livello di avanzamento, ma le certezze, con la Corea del nord, non sono mai abbastanza. Intanto, secondo le immagini satellitari, Pyongyang starebbe preparando il suo quinto test nucleare. Concentrarsi sul terrorismo islamico, senza mai dimenticare le altre minacce.