Il terrorismo non è colpa del liberismo
Fino a tre settimane prima degli attentati dello Stato islamico a Parigi, Salah Abdeslam, operatore logistico dell’attacco coordinato che ha ucciso 130 civili innocenti, ha percepito dallo stato belga un sussidio di disoccupazione di 19 mila euro. Khalid el Bakraoui, l’islamista che si è fatto saltare in aria a marzo nella metropolitana di Maelbeek, a Bruxelles, nonostante un arresto per rapina a mano armata, ha ottenuto, una volta uscito di prigione, 25 mila euro in sussidi di vario tipo. Godevano del welfare state europeo anche i membri della cellula di Verviers, sgominata nel 2015 mentre era sul punto di fare grossi attentati, così come almeno cinque dei terroristi di Parigi e Bruxelles, compresi Abdeslam ed el Bakraoui.
E’ il Wall Street Journal a rivelarlo, in un’inchiesta esplosiva che mette in luce non solo le falle strepitose del sistema di sicurezza e prevenzione europeo, ma anche l’ironia triste e letale con cui l’occidente in preda ai sensi di colpa finisce per foraggiare i terroristi che lo hanno dilaniato. Non è un’idea peregrina. Secondo il Wsj, gli attentati di Parigi sono costati 30 mila euro, quelli di Bruxelles appena 3 mila, l’attentatore del mese scorso a Nizza ha pagato 1.600 euro per il camion che ha usato nell’attacco. In tutto, i governi europei hanno versato agli attentatori 50 mila euro di benefit. Potremmo dunque portare il concetto all’estremo e dire che anche se non direttamente – è ovvio – gli attentati di Parigi e Bruxelles sono stati pagati con i soldi delle nostre tasse. Lo Stato islamico lo sa, e consiglia nei suoi manuali per mujaheddin di approfittare di tutti i benefit che i governi europei offrono. Al contrario, non solo noi non abbiamo ancora imparato a riconoscere il nemico, gli garantiamo pure accoglienza e sostegno.