L'Agenda di George Soros su Israele
Hacker russi hanno violato la Open Society del miliardario George Soros, svelandone molte attività. A partire dal 2001, Soros ha investito dieci milioni di dollari in organizzazioni impegnate nella delegittimazione di Israele. Il “miliardario messianico” si conferma patrono mondiale dell’attivismo liberal. Sua la donazione di cento milioni di dollari a Human Rights Watch. “The Man Who Broke the Bank of England” ha avuto molti meriti in questo suo attivismo, come aiutare i democratici dell’est europeo, da Solidarnosc in Polonia a Charta 77 in Cecoslovacchia e, più recentemente, i dissidenti in Iran. Negli anni Ottanta, le fondazioni Soros erano impegnate a minare in modo sottile il monopolio di accesso all’informazione dei regimi socialisti. Soros dotò ogni biblioteca ungherese di fotocopiatrici, a condizione che non ne venisse controllato l’uso. Ha finanziato tante borse di studio a Oxford e Cambridge, aprendo le menti di tanti ragazzi sotto il comunismo.
Quando l’Urss di Gorbaciov sembrava arrivata alla fine, Soros fornì a Boris Eltsin gli strumenti necessari per stampare i volantini. Quando Sarajevo era sotto assedio delle truppe serbe, Soros fornì acqua e gasolio alla popolazione civile. Morton Abramowitz, suo amico e storico collaboratore, ha giustamente detto che “Soros è l’unico privato cittadino con una propria politica estera”. E questa passa anche dalla delegittimazione dello stato di Israele, che per Soros è un incidente della storia. Questa è una campagna molto meno nobile, perché Israele rappresenta proprio quel tipo di “società aperta” che potrebbe scardinare il cuore di tenebra del medio oriente.