Tango atomico tra Iran e Russia
Domenica sera la televisione di stato iraniana ha mostrato le immagini del sistema missilistico russo S-300 disposto a guardia del sito nucleare di Fordo, 100 chilometri a sud di Teheran. Si tratta di una grossa notizia, perché l’S-300 è un sistema di difesa contro i raid aerei e rende molto più difficile un attacco dall’esterno – e c’è da ricordare che veniamo da anni in cui un raid aereo israeliano per colpire i siti atomici dell’Iran è spesso sembrato imminente. I russi avevano venduto l’S-300 all’Iran nel 2007, poi avevano cancellato il contratto nel 2010 perché erano anche loro preoccupati per il programma atomico. Nel 2015 il contratto è stato riportato in vita, anche se Mosca ha cincischiato molto sulla consegna definitiva: l’Iran ammette che il sistema sarà operativo soltanto alla fine di quest’anno.
C’è da chiedersi perché gli iraniani creano un ombrello missilistico contro i raid aerei attorno a Fordo, dove, stando al trattato di pace firmato l’anno scorso, oggi si fa soltanto ricerca scientifica con isotopi medici. E viene anche da domandarsi come vanno davvero le cose tra Russia e Iran. Due settimane fa i russi hanno rivelato al mondo che stavano usando una pista iraniana vicino Hamadan per i loro cacciabombardieri strategici in missione in Siria. Mossa brillante, ma una settimana dopo l’Iran ha interrotto i voli, perché i russi non “non si sono comportati da gentiluomini”. Passa una settimana e la tv iraniana mostra il tanto ambito S-300 russo svettare attorno a Fordo. L’Iran è un alleato esigente, non tollera ambiguità sulle amicizie, e pare che nemmeno Vladimir Putin riesce a gestire con serenità quest’abbraccio troppo stretto.