Guarda che valzer Russia e Turchia
Ieri il Wall Street Journal ha pubblicato un resoconto affascinante perché pieno di dettagli sul coordinamento fra Stati Uniti e Turchia prima dell’incursione turca nel nord della Siria – o per essere più precisi: sulla assoluta mancanza di coordinamento. Sembra dunque che Ankara e Washington preparassero un’offensiva del genere, vale a dire fondata sull’impiego di gruppi dell’opposisione per scalzare lo Stato islamico dal confine, almeno dal giugno 2015, ma abbiano a lungo temporeggiato. Quando infine Erdogan ha rotto gli indugi la settimana scorsa, non ha avvertito l’Amministrazione Obama. Secondo il vice primo ministro turco citato lunedì da Reuters, Mosca invece era stata avvertita. In sintesi: prima della sua mossa più ambiziosa in medio oriente, Erdogan ha avvertito Putin e non ha avvertito Barack Obama.
C’è in questo sgarbo tutto il sapore del risentimento turco che bolle da più di un mese contro l’Amministrazione Obama, da quando il golpe militare è fallito e gli americani non sono stati abbastanza lesti a congratularsi con il superstite e a disperdere i rumor paranoidi a proposito di una loro presunta complicità (domenica Obama incontra Erdogan a margine del G20 in Cina, ci si attende una riconciliazione). E c’è anche uno spettacolare riposizionamento russo. Meno di dieci mesi fa la Turchia ha abbattuto un aereo da guerra di Putin e per qualche tempo è sembrato che i due paesi fossero in guerra – fredda ma guerra. Adesso la Russia ha dato il suo endorsement discreto al raid turco oltreconfine, lo stesso raid che si avvale di forze dell’Fsa, i gruppi dell’opposizione che l’anno scorso per la Russia ufficialmente nemmeno esistevano. Non c’è stata una condanna da parte del Cremlino, i sistemi di difesa aerea russi che coprono tutta la Siria non disturbano gli aerei turchi e il tono della propaganda è cambiato all’improvviso. Due giorni fa Sputnik, il sito di notizie che è il gran mazziere della politica estera russa, titolava: “L’Fsa libera dieci villaggi dai terroristi nel nord della Siria”, dove in questo caso i “terroristi” sono i curdi. Chissà che questo cambio non preluda ad altri cambiamenti anche più importanti.
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