Il mito della Spagna con l'autopilota
Chiedete a un qualunque analista economico le ragioni della rinascita della Spagna, dove da qualche anno il pil cresce a ritmi impensabili per il resto d’Europa e la disoccupazione si riduce costantemente, e la risposta sarà praticamente unanime: le riforme economiche del premier Mariano Rajoy, in carica dal dicembre 2011 al dicembre 2015 e attualmente facente funzioni dopo che due elezioni consecutive non hanno ancora dato alla Spagna un governo eletto.
Fate la stessa domanda a Repubblica, e la risposta sarà molto diversa: la vera fortuna della Spagna è l’anarchia. Il fatto è, si legge in un paginone pubblicato sul numero di ieri, che l’economia prospera non nonostante l’assenza di un governo, ma a causa della stessa, grazie a un fantomatico “pilota automatico” che adesso consente agli spagnoli di “vivere felici e prosperare”. Per migliaia di battute Repubblica racconta un miracolo economico autogenerato, senza autori e senza padrini, intervistando giovani disoccupati che hanno ritrovato lavoro e comprato una casa o neolaureati che plaudono al mito del paese acefalo. Solo verso la fine, in una ventina di righe, quando Repubblica si decide a non intervistare i disoccupati ma i professori e gli esperti, si accenna alla possibilità che forse, chissà, le riforme di Rajoy – la flessibilizzazione del mercato del lavoro, il taglio della spesa pubblica e delle tasse, e così via – hanno avuto un ruolo. Non dovrebbe servire l’elenco degli esempi luminosi degli ultimi paesi che, oltre al caso sempre citato e sopravvalutato del Belgio, hanno trascorso di recente molti mesi senza governo (si pensi al Libano nel 2013, all’Iraq nel 2010, alla Serbia quest’anno: nessuno brilla per indicatori economici stellari), né si dovrebbe ricordare che il miracolo economico della Spagna, con numeri anche più convincenti di quelli attuali, è iniziato già anni fa, con il governo conservatore di Rajoy saldamente in sella. Ieri il premier facente funzioni, in coalizione con i centristi di Ciudadanos, ha affrontato il primo voto di fiducia per la formazione del governo dopo otto mesi di tentativi falliti. Come previsto, non ha ottenuto la maggioranza assoluta necessaria.
Domani ci sarà una seconda votazione in cui sarà sufficiente raggiungere la maggioranza semplice. Ormai in Spagna anche i quotidiani confratelli di Repubblica (vedi il País) spingono a malincuore per un governo del premier conservatore. Repubblica si chieda il perché.