Una lezione di Valls al Nyt
Non ce l’ha fatta a trattenersi il primo ministro Manuel Valls, quando sotto i suoi occhi è passato l’articolo del New York Times che accusava la Francia di trattare i musulmani “peggio dei cani”, di creare un “regime di apartheid” costringendoli a emigrare altrove, che la prossima tappa, dopo le ordinanze anti burkini, è “la luna gialla” cucita sugli abiti dei fedeli di Allah, come la stella gialla apposta durante l’occupazione nazista per designare gli ebrei. In un intervento pubblicato sull’Huffington Post francese, Valls ha accusato il quotidiano liberal newyorchese di diffondere un’“immagine falsa” e “insopportabile” del suo paese, di aver raccolto testimonianze a senso unico, dove vittimizzazione, mistificazione e volontà di colpevolizzare i francesi vanno di pari passo.
L’articolo della discordia, intitolato “Sguardi diversi e lingue sciolte”, è stato pubblicato dal Nyt venerdì scorso. Il quotidiano liberal americano ha offerto una lettura manichea sulla situazione dell’islam in Francia, con i cattivi e “islamofobi” francesi laici, cristiani ed ebrei da una parte, a partire dai sindaci che hanno emesso le ordinanze anti burkini, e i musulmani vittime dall’altra. Per questo, Valls ha deciso di rispondere con toni muscolari alle pesanti accuse del Nyt, e in particolare alla giornalista autrice dell’articolo, che guarda un po’ è andata a pescare solo donne che parlano con toni apocalittici della Francia, senza interrogare “la grande maggioranza delle donne musulmane che non si riconosce in una visione ultrarigorista dell’islam”, e che soprattutto vive in armonia con i valori repubblicani. In Francia, “paese dei Lumi e delle libertà”, “le donne sono libere”, ha scritto il premier, accusando l’articolo di non essere affatto un’“inchiesta sul campo”, dato che “la maggior parte” delle testimonianze raccolte proviene dal “campo estivo di decolonizzazione”, un seminario di “formazione all’antirazzismo”, nei pressi di Reims, dove si sono riunite, a fine agosto, le autoproclamate “vittime del razzismo di stato”. Nel suo intervento, Valls ha soprattutto ricordato al Nyt che la Francia, “dal punto di vista storico, geografico e migratorio”, “ha dei forti legami con l’islam”, che “milioni di musulmani di cultura o di confessione musulmana vivono rispettando perfettamente i loro doveri e godendo dei loro diritti”. Nel silenzio dei suoi compagni di partito, Valls resta l’ultimo baluardo, a sinistra, contro il pol. corr.
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