I rischi del piano Mogherini
"L’Europa della Difesa" che i leader dell’Unione europea si apprestano a discutere al vertice di Bratislava di venerdì prossimo è destinata a trasformarsi nell’ennesimo progetto incompiuto, buono a illudere i cittadini europei sempre più disamorati. Il documento preparato dall’Alto rappresentante Federica Mogherini sembra ambizioso: rafforzare le difese antiterrorismo e le capacità d’intervento con un comando unificato per le operazioni congiunte europee. L’Ue dovrebbe dispiegare battaglioni propri e lanciare investimenti comuni nella Difesa. Secondo il Financial Times, Bruxelles vorrebbe perfino fissare obiettivi vincolanti per standardizzare l’equipaggiamento militare. Ma la proposta non risponde a una domanda semplice: “L’Europa della Difesa” per fare cosa? E’ su questo che gli stati membri non sono in grado di mettersi d’accordo. Il conflitto siriano e i suoi effetti – un milione di rifugiati e la guerra jihadista esportati in Europa – ne sono la dimostrazione più evidente.
Nel 2013 la Francia si era trovata sola quando avrebbe voluto bombardare il regime di Bashar el Assad. Ancora oggi gli europei fingono di non sapere che l’unico modo per battere il terrorismo nelle nostre città è infliggere allo Stato islamico una sconfitta militare definitiva sul territorio che occupa. Per avere una Difesa comune occorre un’unica politica estera e l’Ue non è in grado di averla neppure su un paese candidato come la Turchia. Ad Ankara Mogherini ha dovuto prestarsi a un esercizio di equilibrismo per salvare l’accordo sui migranti (sulla liberalizzazione dei visti si continua a negoziare) senza rinunciare a qualche critica a Erdogan (la discussione è stata “approfondita”). Prima di lanciarsi in progetti di un futuro esercito, l’Ue dovrebbe mettersi d’accordo su quale politica estera fare oggi.