Prendere sul serio la Corea del nord
Sarebbero più di 130 le vittime delle inondazioni che hanno colpito a fine agosto il nord-est della Corea del nord, quasi 400 dispersi, e le ong che ieri hanno potuto visitare i luoghi colpiti hanno parlato di un disastro umanitario, l’ennesimo. Solo cinque giorni dopo l’ultimo test nucleare, ieri Pyongyang ha praticamente ammesso di sperare nell’aiuto internazionale. Gli ha risposto poche ore dopo il portavoce del ministro della Difesa di Seul, Moon Sang-gyun, che ha detto che “la Corea del nord sembra essere pronta per un altro test nucleare in qualsiasi momento”. Il sito sotterraneo di Punggye-ri si trova nelle zone colpite dalle piogge, ma ciò non ha impedito il test atomico di venerdì. Dopo il precedente esperimento, quello del 5 gennaio, erano stati sospesi tutti gli aiuti alimentari internazionali per Pyongyang e riceverne ora, dopo due test atomici a distanza di soli otto mesi, sarebbe uno schiaffo diplomatico senza precedenti per la comunità internazionale, che non sa come rispondere né all’aggressività né alle richieste d’aiuto del leader Kim Jong-un.
Mentre alle Nazioni unite si discute sulle prossime mosse per isolare ancora di più il paese, la Corea del sud ha pubblicato “un piano” in caso di attacco nucleare. Si chiama “Korea Massive Punishment & Retaliation” e prevede, in sostanza, di “cancellare Pyongyang dalla mappa”, come una fonte ha spiegato all’agenzia Yonhap. Qui la guerra, e su questo concorda quasi la totalità degli analisti, vogliono evitarla tutti gli attori in campo, senza esclusioni. Ma, si sa, la storia è fatta di incidenti e la politica di deterrenza può funzionare soltanto nel momento in cui si prende sul serio davvero la Corea del nord e la sua minaccia.
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