Perché oggi è più che mai impossibile fare pronostici su chi arriverà alla Casa Bianca
“La realtà”, scrive Dershowitz in un articolo del Boston Globe, “è che i sondaggi non sono in grado di fornire previsioni accurate sull’esito di una votazione come questa, nella quale tanti elettori sono arrabbiati, risentiti, carichi di pessimismo e paura”.
In seguito alla diffusione della notizia della malattia di Hillary Clinton, l’esito delle elezioni americane sembra essere più incerto che mai. In realtà, scrive Alan M. Dershowitz sul Boston Globe, questa campagna elettorale è stata, nonostante i numerosi sondaggi fatti, non solo di difficile lettura, ma anche del tutto imprevedibile. Fino a pochi mesi fa, per esempio, il Washington Post dava per scontata la vittoria del candidato democratico. Ora il quotidiano invece non è così certo del pronostico e dà Donald Trump in leggero vantaggio. “La realtà”, scrive Dershowitz, “è che i sondaggi non sono in grado di fornire previsioni accurate sull’esito di una votazione come questa, nella quale tanti elettori sono arrabbiati, risentiti, carichi di pessimismo e paura”. Basandosi su un’indagine del New York Times, secondo cui “l’81 per cento degli americani sostiene di sentirsi spaventato davanti all’elezione di uno dei due candidati”, la teoria di Dershowitz è che la maggior parte degli elettori non voteranno affatto o sceglieranno un terzo candidato.
Il punto, sostiene il giornale americano, è che in gioco ci sono troppe variabili legate alle emozioni dell’elettorato. Un esempio simile è rappresentato dal caso della Brexit, dove sia i sondaggi, sia le previsioni del mercato finanziario avevano sbagliato le previsioni. Anche quel voto sul referendum infatti, come queste elezioni americane, “coinvolgono il populismo, la rabbia, il nazionalismo, la divisione di classe e altri fattori che inevitabilmente inquinano la precisione dei sondaggi”.
Secondo Dershowitz, una delle ragioni dell’imprevedibilità di queste elezioni è l’eccezionale imprevedibilità di Donald Trump: “Nessuno davvero può sapere cosa dirà o farà da qui alle elezioni”. E questo perché le sue posizioni, anche su temi cruciali come la sicurezza, mutano continuamente. Le azioni politiche di Clinton invece sembrano più prevedibili, benché gli ultimi avvenimenti legati alla figura della candidata (la questione delle mail presidenziali e ora la notizia della polmonite) rendono più difficile immaginare i risultati della campagna democratica.
Un altro fattore da considerare è legato all’impatto che avrebbe sulle elezioni un possibile attacco terroristico. Se infatti lo Stato islamico attaccasse gli americani ad ottobre, ipotizza Dershowitz, sarebbe facile che gli elettori scelgano il candidato che prometterà di prendere qualsiasi provvedimento per combattere il terrorismo.
Infine, anche l’affluenza alle urne è imprevedibile. Per esempio, al referendum sulla Brexit, molti giovani hanno deciso di non andare a votare e la loro inerzia ha contribuito alla vittoria del Leave, mentre, se avessero votato nella stessa proporzione numerica dei più anziani, è facile che avrebbe vinto il Remain. Allo stesso modo, scrive il The Bost Globe, alcuni sostenitori di Clinton temono che gli elettori neri, i quali avevano votato per Barack Obama, non appoggino con la stessa forza Hillary. E i tradizionali elettori del Partito repubblicano potrebbero anche decidere di non presentarsi alle urne.
Dalle piazze ai palazzi