L'Ue non impara la lezione su Hamas
Per Eleanor Sharpston, avvocato generale della Corte di giustizia dell’Unione europea, Hamas dovrebbe essere depennata dalla lista nera europea delle organizzazioni terroristiche. Non perché i terroristi palestinesi abbiano mostrato a Bruxelles segnali di ravvedimento che né i comuni mortali né tantomeno gli esperti riescono a intravedere, ma per “errori procedurali”. La questione risale a quasi due anni fa, al dicembre 2014, quando la Corte di giustizia Ue decretò che a causa di, appunto, “errori procedurali” Hamas doveva essere tolta dalla lista nera nella quale si trova dal 2001, in quanto il suo inserimento si fondava su accuse trovate sui media e non “basate su atti esaminati dalle autorità competenti”. In pratica, la burocrazia europea non si accontentava della palese evidenza e voleva accertarsi di persona della natura terroristica di Hamas. Un mese dopo, nel gennaio 2015, il Consiglio Ue fece ricorso contro la sentenza, cosa che consentì di mantenere il congelamento dei fondi e le sanzioni.
Ma ieri l’avvocato generale Sharpston – i cui pareri non sono vincolanti per la Corte, ma di solito anticipano la decisione finale della Corte stessa – ha detto che gli errori procedurali permangono, e che dunque Hamas, in sprezzo a qualunque evidenza, dovrà essere depennata dalla lista nera (Sharpston ha espresso un’opinione simile anche sulle Tigri Tamil dello Sri Lanka, che hanno un procedimento parallelo). La decisione finale della Corte richiederà ancora mesi, ma rischiano di rimanere valide le parole che il premier israeliano Netanyahu pronunciò all’indomani della prima sentenza: “Troppe persone in Europa, nella stessa terra dove 6 milioni di ebrei sono stati massacrati, non hanno imparato alcunché”.