L'ipocrisia di Juncker
Ci sono grandi e gravi ipocrisie dietro alle critiche rivolte dal presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, alla decisione del suo predecessore, José Manuel Barroso, di accettare un incarico a Goldman Sachs. Per l’ex premier del Lussemburgo, il “problema” non è che Barroso lavori “per una banca privata, ma per quella banca”. Goldman “è una delle organizzazioni che consapevolmente o inconsapevolmente contribuirono alla crisi finanziaria”, ha sentenziato Juncker. Le sue parole, oltre a un viscerale anti americanismo e un opportunistico anti capitalismo, rivelano la pericolosa tendenza di trovare facili capri espiatori alle proprie malefatte.
Da presidente dell’Eurogruppo, mentre Goldman lavorava con Atene per mascherare il deficit, Juncker faceva altrettanto chiudendo gli occhi sui trucchi contabili della Grecia. Oggi puntare il dito contro una banca americana rispettata a livello globale – Draghi e Monti hanno lavorato per Goldman – serve a far dimenticare i guai delle banche europee. Deutsche Bank e Monte Paschi ricordano che niente è stato davvero risolto nell’Ue, nonostante la Commissione abbia autorizzato tra il 2008 e il 2014 quasi 5 mila miliardi di euro di aiuti di stato per il settore bancario. E nulla sarà risolto fino a quando Juncker preferirà le banche con bollino europeo che vendono titoli spazzatura sotto l’occhio complice di autorità politiche e di vigilanza.