Theresa May (foto laPresse)

May-Day!

Redazione
La speculazione e le botte di Theresa fanno precipitare la sterlina (che eprde il 6 per cento in due minuti).

Dopo il referendum inglese la sterlina si era molto indebolita sulla scorta dei timori per la riduzione dell’accesso del Regno Unito ai mercati europei. Dopodiché, la moneta s’è stabilizzata: gli investitori ritenevano che il governo conservatore della nuova premier Theresa May, successore di Cameron, avrebbe portato un nuovo equilibrio. Quell’equilibrio s’è rotto. La sterlina è in caduta libera, ai minimi da 31 anni – ieri, in un “flash crash”, ha perso il 6 per cento in due minuti confermandosi la valuta peggiore della settimana. I media specializzati davano la colpa del tracollo rapido di ieri agli algoritmi per il trading – ai robot –, altri parlavano di mani pesanti attivatesi dopo la chiusura delle contrattazioni a New York e al loro avvio in Cina, a Hong Kong e Singapore.

 

Il fatto è che le fibrillazioni erano iniziate il giorno precedente dopo che i mercati avevano soppesato il discorso della May alla conferenza del Partito conservatore a Birmingham mercoledì. May ha usato toni nazional-populisti: ha bacchettato le multinazionali che “schivano” le tasse, la finanza “disfunzionale”, si è unita alla solfa per cui gli stimoli monetari non funzionano mirando alla Bank of England del canadese Mark Carney. Il tutto mentre un ministro chiedeva la conta dei lavoratori “stranieri”, come se solo i “Brit people” lavorassero sodo. Che i business leader siano i cattivi del reame è inusuale da sentire da un conservatore inglese. Una sterlina debole comunque non è un male di per sé, gli esportatori possono esultare. Tuttavia la moneta “è” l’area politica che rappresenta, e se la moneta precipita non è un buon segno. Mayday?

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