Il siriano arrestato per terrorismo in Germania si è impiccato in cella
E' stato trovato morto nella sua cella nel carcere di Lipsia Jaber al Bakr, il siriano arrestato nei giorni scorsi in Germania perché sospettato di voler portare a termine un attentato in un aeroporto. Secondo quanto riferiscono fonti all'agenzia stampa Dpa, al Bakr si sarebbe impiccato.
L'avvocato difensore di al Bakr, Alexander Huebner, parla di "scandalo del sistema giudiziario" dal momento che i responsabili del carcere gli avevano assicurato che il suo cliente era sotto costante osservazione per scongiurare il rischio di un suicidio. "Come è possibile che qualcuno tenuto sotto costante osservazione venga trovato impiccato?", si è polemicamente chiesto su Twitter il deputato verde Tobias Lindner.
Al Bakr, che secondo gli inquirenti tedeschi aveva legami con lo Stato islamico, era stato arrestato lunedì scorso dopo due giorni di caccia all'uomo scattata in seguito al ritrovamento di esplosivi e altri materiali per la realizzazione di una bomba nel suo appartamento di Chemnitz. Sfuggito per un soffio all'arresto, l'uomo era stato consegnato alla polizia da tre rifugiati siriani ai quali si era rivolto per avere aiuto.
Secondo fonti degli inquirenti, durante gli interrogatori al Bakr avrebbe accusato i tre, che sono stati lodati come eroi, di essere stati al corrente da tempo dei suoi piani terroristici, ma l'accusa non sarebbe stata verificata. Secondo quanto dichiarato dal capo dell'intelligence interna tedesca, Hans-Georg Maassen, il piano di al Bakr era di attaccare uno degli aeroporti di Berlino e se non fosse stato scoperto e arrestato l'uomo avrebbe agito nei prossimi giorni.
Arrivato in Germania come rifugiato all'inizio del 2015, al Bakr da allora aveva fatto ritorno alla città siriana di Idilb, secondo quanto riportato dall'emittente tedesca Mdr. E dopo il suo ritorno aveva cominciato a mostrare segni di radicalizzazione, avevano raccontato i suoi coinquilini di Eilunburg.
Il ministro dell'Interno tedesco, Thomas de Maiziere, ieri ha confermato che l'uomo era stato indagato nel 2015 ma non era stato trovato nulla a suo carico. "Non è chiaro quando sia iniziata la radicalizzazione", ha aggiunto.