Anche soldati italiani nel contingente Nato al confine con la Russia
Nel 2018 un contingente di soldati italiani sarà inviato al confine europeo con la Russia: "Sarete parte di uno dei quattro battaglioni dell'Alleanza schierati nei paesi baltici", annuncia Jens Stoltenberg, segretario della Nato, in un'intervista alla Stampa. Pochi uomini, presenza "simbolica" in una forza "simbolica" da quattromila unità. Tuttavia, serve a dimostrare che "ci siamo e siamo uniti", che "abbiamo una difesa forte che garantisce la deterrenza", mentre "vogliamo tenere aperto il dialogo" col Cremlino. "Sempre nel 2018 - aggiunge il norvegese - l'Italia sarà nazione guida nel Vjtf", la Task Force di azione ultrarapida, la "punta di lancia" in grado di intervenire in cinque giorni in caso di emergenza. Schierata, e non è un caso, sulla frontiera Est. Davanti a Putin che, ammette l'ex premier di Oslo, "ha dimostrato la volontà di usare la forza militare contro i vicini".
"Non siamo nella Guerra fredda", dice Stoltenberg parlando dell'escalation tesa fra Russia e Alleanza, "ma non c'è nemmeno il partenariato a cui lavoriamo da anni. Attraversiamo un territorio nuovo, è un sistema di relazioni con Mosca mai visto sinora". E la Nato, spiega, "deve essere in grado di adattarsi e rispondere alle sfide. Il messaggio è 'Difesa e dialogo'. Non 'Difesa o dialogo'. Sinché la Nato si dimostra ferma e prevedibile nelle sue azioni sarà possibile impegnarsi in contatti concreti con la Russia, che è il nostro vicino più importante. Non possiamo in alcun modo isolarla, non dobbiamo nemmeno provarci. Ma dobbiamo ribadire con chiarezza che la nostra missione è proteggere tutti gli alleati. Che serve una forte Alleanza non per provocare una guerra, ma per prevenirla. La chiave è la deterrenza, un concetto che si è dimostrato valido per quasi settant'anni".
Cosa vuole Putin? "Non voglio speculare troppo sulle sue ragioni - risponde il segretario Nato -. Vedo però cosa fa la Russia. Da anni cerca di ricostruire un sistema basato sulle sfere di influenza in cui le grandi potenze controllano i vicini, per limitarne sovranità e indipendenza. È il vecchio sistema, il sistema di Yalta in cui le potenze si spartivano l'Europa. Non lo vogliamo. Nessuno può violare la sovranità dei singoli paesi".
Per quanto riguarda il fatto che la Nato auspichi che gli alleati spendano il 2 per cento del pil in Difesa, Stoltenberg chiarisce che "bisogna aumentare la spesa e non perché ci piace, ma perché una Difesa forte previene i conflitti". L'Italia "nel 2016 per la prima volta da tempo ha aumentato la spesa per la Difesa. Tutti devono tendere al 2 per cento. L'obiettivo resta".
Il segretario della Nato inoltre dice di "apprezzare pienamente" l'ottimo contributo dell'Italia all'Alleanza. "È in Afghanistan come in Kosovo - ricorda - Ospita molte installazioni, a partire dal comando di Napoli. Presto arriverà la sorveglianza del territorio con aerei e droni, a Sigonella. Nel 2018 sarete nella 'punta di lancia' e nei battaglioni baltici".
"Sapete bene che la politica dell'Italia è che ci vuole il dialogo con la Russia. Noi non sottovalutiamo il fatto che ci siano state anche rotture di legittimità internazionale con la crisi in Ucraina", ha commentato il ministro della Difesa Roberta Pinotti. "Dopo di che noi pensiamo che con la Russia si debba dialogare. L'Italia fa parte di una alleanza e anche per portare con più forza la propria voce, che è l'invito a non fare una escalation ma anzi a riaprire canali di dialogo. Quando vengono prese decisioni
comuni, dà la sua piccola parte di contributo", ha spiegato Pinotti. "La decisione è stata assunta a Varsavia", ha ribadito. "Sembra una cosa nuova perché Stoltenberg l'ha detto in una intervista che è andata in prima pagina. Ma se voi leggete le cronache di Varsavia, la decisione di avere delle forze di rassicurazione nei paesi baltici, non definitive e a rotazione, proprio per non dare l'idea che si ricrea una cortina da guerra fredda, è stata assunta a Varsavia. Alcune nazioni saranno leader, come Canada, Germania, il Regno Unito e Stati Uniti, che sono i responsabili. In questa responsabilità - ha concluso Pinotti - il Canada ha chiesto se l'Italia poteva contribuire e noi abbiamo detto sì".