Germania, rifugiati alla stazione al confine con l'Austria (foto laPresse)

L'islam ringiovanisce la Germania

Redazione
Record di nascite in 33 anni. Grazie ai fertili migranti musulmani.

Penso di essere l’ultimo tedesco”, aveva scritto Botho Strauss (scrittore e drammaturgo) sullo Spiegel. “Preferirei vivere in una società che sta morendo piuttosto che in una che, per motivi economici e demografici, si mescola agli stranieri per tornare giovane”. Strauss apriva così il suo scritto: “Talvolta ho l’impressione di essere tra tedeschi solo in mezzo agli antenati”. Gli “antenati” di cui parla il drammaturgo sono i grandi spiriti della letteratura tedesca, destinata a dissolversi nella società multiculturale. Però la Germania non ha seguìto le volontà del settantenne letterato. Il tasso di natalità in Germania ha raggiunto il livello più alto in 33 anni, incrementato grazie ai bambini nati da famiglie di migranti.

 

Lo ha rivelato l’Ufficio federale di statistica tedesco. La natalità è attestata a 1,5 nascite per donna nel 2015, rispetto al 1,47 nascite dell’anno precedente: è il dato più alto dal 1982 quando era 1,51. La disparità è e resta evidente: mentre le tedesche hanno in media 1,43 figli, le straniere ne hanno due a testa (1,95). E’ anche il tasso più elevato dal momento della riunificazione delle due Germanie nel 1990. Il ventotto per cento del popolo tedesco ha un’età di sessant’anni o più, che fa della Germania la seconda popolazione più vecchia del mondo, dopo il Giappone. Tutto va bene pur di incrementare la forza lavoro e riempire le culle. Anche trasformare la Germania, per dirla con l’intellettuale Frank Böckelmann, il socialista autore del “Gergo del cosmopolitismo”, in un paese “ipermorale”. Non soltanto nel senso di una ipertrofia umanitarista. Ma anche di una iniezione di sharia moralizzatrice nei costumi gaudenti dei tedeschi appagati.