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A quattro mesi dalla Brexit, indovinate cosa voterebbero oggi i britannici

Redazione

Un sondaggio dice che l'esito del voto sarebbe identico persino oggi, nonostante il crollo della sterlina e il rischio di uscire dal mercato unico. E anche gli annunci sul nuovo referendum per l'indipendenza della Scozia non rispecchiano davvero il sentimento diffuso a Edimburgo e dintorni.

La maggioranza dei britannici è più interessata al controllo delle frontiere che a mantenere l’accesso al mercato unico. Secondo un sondaggio pubblicato martedì dalla società Survation Ltd, il 54 per cento degli intervistati è più preoccupato dall’arrivo di nuovi lavoratori stranieri che dalla perdita dei benefici commerciali previsti dal mercato Ue.
Un'ulteriore prova che la strategia per la Brexit del primo ministro Theresa May è in linea con lo stato d'animo prevalente nel paese.

 

Come già dimostrato dal voto sulla Brexit, quando la City di Londra aveva espresso un sentimento ben più filo-europeo rispetto al resto del Regno Unito, anche il sondaggio rispecchia le medesime tendenze. La maggior parte dei votanti di Londra si è dichiarata preoccupata dalla prospettiva di perdere i suoi privilegi nei servizi finanziari; d'altra parte, al resto del paese interessa piuttosto che si adottino misure adeguate per rallentare il numero crescente di lavoratori provenienti dall'estero pronti a strappare posti di lavoro ai britannici, spingendo verso il basso i salari.

 

Il numero crescente dei migranti che hanno attraversato la Manica è stato un fattore cruciale nella vittoria del "leave" dello scorso 23 giugno e il premier May sembra molto attenta a soddisfare la volontà della maggioranza dei britannici. Il 58 per cento del campione ha confermato di approvare la gestione della premier nelle pratiche di divorzio con l’Unione europea, mentre solo un quarto non si dice soddisfatto.

 

Secondo il sondaggio di Survation, inoltre, la svalutazione del 18 per cento della sterlina non ha portato ad alcun pentimento tra coloro che hanno votato a favore della Brexit. A quattro mesi dal voto di giugno, se si votasse oggi, il 47 per cento sarebbe ancora a favore del "leave", contro un 46 per cento determinato a rimanere nell’Unione. Gli indecisi sono il 7 per cento.

 

Anche la tesi secondo cui la Scozia sarebbe pronta a votare per un nuovo referendum sull'indipendenza in seguito all'uscita dall'Ue è tutta da verificare. Un’altra analisi di Survation Ltd, condotta tra il 5 e il 10 settembre scorso, su un campione di 1.073 scozzesi dai 16 anni in su, dimostra che la maggioranza voterebbe per rimanere nel Regno: il 53 per cento sarebbe per il "no" se in un eventuale referendum venisse chiesto loro di votare per una Scozia indipendente.

 

Commentando i risultati, il direttore generale Damian Lyons-Lowe ha detto che, a due anni dal referendum per l’indipendenza scozzese, "il voto pro Brexit è stato una scelta contraria a quella preferita dalla maggior parte degli elettori scozzesi ma l'intenzione dichiarata dalla Scozia a favore dell'indipendenza è rimasta ostinatamente invariata".

 

Il sondaggio dice che il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon è la figura politica più amata dal pubblico della regione, con un punteggio netto di più 12 punti di gradimento che si scontra con i rating negativi per tutti gli altri politici inclusi nel sondaggio (Sturgeon registra un tasso di gradimento anche superiore a quello di Theresa May). Nonostante le sue continue dichiarazioni che sembrano aprire all'ipotesi di un nuovo referendum sull'indipendenza della Scozia è probabile che Sturgeon si mostrerà, nei fatti, ben più cauta in merito.