La morsa delle autorità turche torna a stringersi sull'informazione
L’epurazione questa volta colpisce Cumhuriyet, prestigioso giornale liberale d'opposizione. La polizia turca lunedì mattina ha fatto un raid nella sede dello storico giornale d’opposizione e ha arrestato il suo direttore Murat Sabuncu, insieme ad altri giornalisti. Subuncu, uno dei più stretti collaboratori di Can Dundar, l’ex direttore della testata accusato di spionaggio e tradimento, è stato fermato nella sua casa, che è stata anche perquisita. Stessa sorte per uno dei giornalisti di punta, Guray Oz. Perquisita anche l'abitazione di Akin Atalay, presidente del consiglio di amministrazione della testata, che si trova attualmente all'estero. Secondo l'emittente Cnn Turk, la polizia ha ordini di arresto per 13 persone tra giornalisti e dirigenti del quotidiano. Fonti di Cumhuriyet precisano che sono anche state perquisite le residenze dello scrittore Hikmet Cetinkaya e del caricaturista Musa Kart. Secondo il quotidiano filogovernativo Yeni Safak, la procura sta indagando sui presunti legami tra Cumhuriyet e l'imam Fethullah Gülen – accusato da Ankara di essere la mente del tentato golpe del 15 luglio – oltre che con i militanti curdi. Da allora le epurazioni di giudici, militari, giornalisti, docenti, amministratori pubblici, diplomatici, hanno portato a più di 35 mila arresti e oltre 100mila licenziamenti.
Cumhuriyet, fondato nel 1924, e con una tirata giornaliera di circa 50mila copie, non è tra i quotidiani più venduti in Turchia ed è quasi privo di pubblicità perché pochi imprenditori intendono correre il rischio di sostenerlo. Eppure è noto come bandiera del giornalismo d’inchiesta laico e indipendente nonostante la sua marcata linea di opposizione al governo da posizioni di centrosinistra. Sabuncu era stato nominato direttore dopo le dimissioni di Can Dundar, il giornalista che ha trascorso un anno in prigione preventiva perché accusato di spionaggio: nel maggio del 2015 aveva infatti pubblicato le foto che documentavano il passaggio di armi dirette all'opposizione siriana attraverso il confine turco su tir dei servizi segreti turchi. "Chi ha fatto uscire questa storia come un’esclusiva pagherà un caro prezzo”, aveva minacciato all’epoca Erdogan. Il giornalista è stato poi condannato in primo grado insieme al capo della redazione di Ankara, Erdem Gul, a cinque anni e 10 mesi. Scarcerati lo scorso febbraio, i due giornalisti hanno fatto appello. Dundar, scampato anche ad un tentato omicidio davanti alla Corte di giustizia dove era sottoposto a processo, si trova ora in Germania e ha annunciato l'intenzione di lanciare una nuova iniziativa editoriale.