L'appello del califfo Baghdadi per difendere Mosul
Lo Stato islamico ha diffuso un audio del califfo Abu Bakr al Baghdadi che incoraggia gli iracheni alla resistenza contro l'avanzata dell'esercito verso Mosul. Sebbene la registrazione non sia verificata, è molto probabile che la voce sia proprio quella del leader dello Stato islamico che, secondo le notizie date dai Peshmerga curdi, si troverebbe ora nei dintorni di Mosul. Proprio nella Grande moschea della città, due anni fa, il califfo fece la sua unica apparizione in un video propagandistico dello Stato islamico.
Nell'ultimo discorso diffuso nella serata di ieri, Baghdadi ha definito il momento molto critico per l'offensiva militare nei dintorni di Mosul lanciata dall'esercito iracheno. L'appello del califfo, rivolto a tutti i seguaci dall'Africa all'Indonesia, è diretto in particolare ai combattenti: l'ordine è di obbedire ai comandanti e di restare leali, e lascia trasparire un certo timore di ammutinamenti e di una erosione del consenso tra i membri della comunità sunnita, in una delle città simbolo del Califfato.
Intanto l'avanzata dell'esercito prosegue. In diversi quartieri di Mosul restano cecchini dello Stato islamico pronti a morire pur di difendere la città. L'unica via di fuga, al momento, resta quella occidentale, in direzione di Raqqa, in Siria, ultima roccaforte del Califfato. I combattimenti si sono spostati ora a est di Mosul, nel distretto di Karama, mentre prosegue la messa in sicurezza delle aree liberate nella zona sud-est della città. Le unità sciite, intanto, combattono per riconquistare Tal Afar, un villaggio a ovest, snodo vitale per i rifornimenti diretti agli uomini del califfo, da Mosul fino a Raqqa.
Nelle ultime ore, Amnesty International ha parlato di abusi e torture da parte degli uomini dell'esercito iracheno nei confronti dei residenti di Mosul sostenitori dello Stato islamico. L'ong ha citato testimoni che parlano di elettrochoc e percosse nei confronti degli ultimi seguaci del califfo, molti dei quali avrebbero già abbandonato la città per rifugiarsi a Raqqa.