Per Erdogan la Germania è il "cortile" dei terroristi
Ankara attacca Berlino che rifiuta di estradare presunti sostenitori di Gülen: "E' un boomerang che vi tornerà indietro". Sempre più tese le relazioni bilaterali.
La Germania è diventata un paradiso per i gruppi terroristici, ha detto giovedì il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha avvertito il governo tedesco: "Questo terrore maledetto sarà un boomerang che vi tornerà indietro".
A infiammare i già tesi rapporti tra Ankara e Berlino il rifiuto della Germania di estradare presunti membri di Feto, il nome con il quale il governo turco definisce l'organizzazione guidata dal predicatore islamico Fethullah Gülen, che gestisce un impero che va dalle scuole, ai media, agli ospedali, accusato da Ankara di essere l’eminenza grigia dietro il tentato golpe di luglio. Secondo Erdogan tra le mura tedesche si nascondono da anni militanti del Fronte rivoluzionario della liberazione popolare (Dhkp-C ) e organizzazioni legate al partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), che da una trentina d’anni combatte per l’autonomia dei territori curdi. Entrambi i gruppi sono inseriti dalla Turchia – ma anche da Stati Uniti e Unione europea – nella lista delle associazioni terroristiche. L’intelligence tedesca stima che ci siano circa 13mila membri del Pkk nel paese, uno degli aspetti più critici nelle relazioni bilaterali tra Germania e Turchia. A incrinarle ulteriormente è arrivata poi la decisione del Bundestag di approvare, il 2 giugno scorso, una risoluzione simbolica che riconosce il genocidio della popolazione armena da parte delle forze ottomane nel 1915.
"Siamo preoccupati che la Germania, che per anni ha preso il Pkk e Dhkp-C sotto le sue ali, sia diventata ora anche il cortile dei gulenisti", ha detto Erdogan durante una cerimonia ad Ankara. "Come ho sempre detto, i gruppi terroristici sono come gli scorpioni, prima o poi mordono chiunque li porti sulla schiena". Secondo il presidente turco, Ankara ha chiesto a Berlino di estradare dei procuratori turchi che presume siano gulenisti e ha inviato migliaia di documenti come prova, ma i funzionari tedeschi hanno negato le richieste.
Il proliferare delle epurazioni del governo turco, con arresti e licenziamenti di massa in risposta al colpo di stato, è stato contestato dall’Unione europea e in particolar modo dalla Germania, preoccupata dal rischio che il conflitto civile turco possa riversarsi anche entro i propri confini, dove risiedono quasi 3 milioni di emigrati turchi. Michael Müller, sindaco-governatore di Berlino, già alla fine dello scorso agosto, aveva accusato Ankara di volere estendere la repressione post-golpe fin nel cuore della Germania e aveva sostenuto di essere stato avvicinato da funzionari turchi con la richiesta di prendere misure contro i gulenisti presenti sul territorio. "Ho rifiutato l'idea e ho detto molto chiaramente che i conflitti turchi non possono essere combattuti nella nostra città", ha spiegato alla Bild il governatore.
Il conflitto tra sostenitori di Gülen e quelli di Erdogan in terra tedesca ha già cominciato a manifestarsi. Il ministro turco per gli Affari europei, Omer Celik, in un'intervista rilasciata alla rivista economica tedesca Wirtschaftswoche, ha invitato Berlino a chiudere le aziende tedesche collegate a Gülen. In Germania, numerose aziende sospettate di sostenere Gülen sono state prese di mira dai partigiani di Erdogan, che a fine luglio avevano anche organizzato una grande manifestazione di sostegno al presidente turco nella città di Colonia.