Clinton e Trump al Museo delle Cere di Cracovia (foto LaPresse)

Un Foglio internazionale

Domani votano due Americhe: quella rurale di destra e quella urbana di sinistra

Redazione

“Per i residenti rurali, le questioni esistenziali a livello nazionale sono viste come considerazioni fisiche personali: il paese andrà in rovina? L’America potrà difendersi, proteggere i suoi amici, e punire i suoi nemici? Queste preoccupazioni differiscono notevolmente dalla preoccupazione del cittadino urbano”, spiega lo storico Victor Davis Hanson.

"Di tutte le crescenti divisioni dell’America – rosso-blu, conservatore-liberal, repubblicano-democratico, bianchi-non bianchi – nessuna è più tagliente di quella tra città e campagna”. Lo scrive Victor Davis Hanson, uno dei maggiori storici conservatori americani, docente alla California State University. Oltre il 95 per cento della popolazione americana vive in “cluster urbani” di 50 mila persone o più. Questo comporta “una uniformità” tale che una piccola città come Porterville, California, ha più in comune con New York che con Los Angeles, a due ore di distanza. “L’accento del sud o del New England è sempre più sostituito con il suono urbano del lettore di news”. Questo ha portato a un nuovo grande fenomeno politico: le città votano a sinistra, come vediamo dalla mappa elettorale Clinton-Trump. “In stati rossi di destra apparentemente solidi, le aree urbane ancora votano solidamente democratico, anche in Texas, dove Austin, Dallas, Houston e San Antonio sono blu (democratiche, ndr). Ventisette delle trenta principali città del paese hanno votato democratico nel 2012. E’ la tendenza a un’America sempre più urbana, più uniforme e più liberal”, almeno nelle presidenziali.

 

“A prima vista, gli Stati Uniti appaiono sempre come un mare rosso repubblicano, eccetto le aree lungo le coste orientali e occidentali, poche grandi città attorno ai Grandi Laghi, i cluster urbani del sud e del fiume Mississippi, e pochi altri in Colorado e New Mexico”. Ma che cosa, esattamente ha causato questa polarizzazione politica, culturale e sociale? “La vita rurale storicamente ha incoraggiato l’indipendenza, e lo fa ancora, anche nel globalizzato e cablato XXI secolo. Il buon cittadino è definito come qualcuno che possa prendersi cura di se stesso”. L’ideale urbano tende a essere esattamente l’opposto. La maggior parte di questioni come la politica di spesa, la difesa, il matrimonio gay, i transgender, l’amnistia, l’affirmative action, il controllo delle armi, e l’aborto si rompono lungo linee rurali o urbane. “Per i residenti rurali, le questioni esistenziali a livello nazionale sono viste come considerazioni fisiche personali: il paese andrà in rovina? Avrò abbastanza cibo, carburante, e minerali? L’America potrà difendersi, proteggere i suoi amici, e punire i suoi nemici? Queste preoccupazioni differiscono notevolmente dalla preoccupazione del cittadino urbano”.

 

Victor Davis Hanson parte da una esperienza personale. “Io vivo metà della settimana in un una vecchia fattoria nella valle rurale centrale della California, l’altra metà in un monolocale a Palo Alto, vicino al campus di Stanford. A casa mi preoccupo se il pozzo andrà a secco. Chiudo il cancello di notte, e se qualcuno bussa dopo le dieci di sera, vado alla porta armato. Ogni notte, controllo le luci di sicurezza nel cortile e mi garantisco che i coyote non striscino troppo vicino al vigneto. Conduco una battaglia costante contro gli scoiattoli e i roditori che minano le fondamenta. La natura non è, come nella visione urbanista, la flora del parco ben curato. E’ onnipresente, onnipotente, e bella, ma anche mortale quando sconfigge la nostra capacità di controllarla. Gli abitanti delle città possono lavorare per lunghe ore in ufficio in mezzo a migliaia di persone, ma spesso rimangono al riparo dal mondo fisico”. Anche l’eccessiva concentrazione urbana ha portato al deterioramento delle relazioni razziali che “è in gran parte un fenomeno delle città”. “Il cursus honorum delle élite in politica, finanza, giornalismo e mondo accademico è urbano fino al midollo”. Poi arriva l’altra metà della settimana, “quando vivo nel centro a Palo Alto, non ho idea di chi vive nei grattacieli e non ho interesse a scoprirlo. Potrei essere un criminale o un santo e nessuno per la strada si preoccuperebbe. Pochi nella Silicon Valley sanno esattamente da dove provenga l’acqua. Il cibo è un’astrazione. Durante i dibattiti sul controllo delle armi si sentono spesso gli esperti confondere un fucile con l’altro, ma insistiamo sul fatto che sanno esattamente cosa sia un fucile d’assalto e perché dovrebbe essere vietato”.

 

L’uomo rurale è più probabile che sia conservatore e quindi repubblicano, il suo omologo urbano un liberal e logicamente democratico. “La libertà è il credo del primo; l’uguaglianza del secondo. Un altro sintomo della disconnessione urbano-rurale è la banalizzazione. Dalle opere e dai giorni delle Georgiche di Virgilio e di Esiodo, il collegamento tra agricoltura e morale è sempre stato evidenziato come un controllo sulla decadenza urbana e la corruzione. L’equilibrio fisico e mentale, la praticità, il senso del tragico, piuttosto che terapeutico, tutti questi sono stati partoriti dalla vita rurale, che si è rivelata essenziale per la sopravvivenza di una nazione diventata inevitabilmente sempre più istruita, sofisticata e urbana. Thomas Jefferson idealizzava l’americano come il cittadino duro che non poteva essere ingannato da demagoghi sofisticati, data la sua mano ferma nel guidare l’aratro o scavare canali di irrigazione. La gente rurale non idealizza la città, ma piuttosto, come i personaggi nelle Satire di Orazio o nelle Favole di Esopo, la vede come un male necessario.

 

Eppure gli abitanti delle città, anche se tagliati fuori dalla natura, dipendenti dal governo per il loro sostentamento, inseriti all’interno della politica e delle tendenze del momento, idealizzano la fattoria da una distanza di sicurezza. Il XXI secolo può forse vedere la fine di quel venerabile consenso per cui i cittadini rurali danno forza a quella libertà che è una verifica necessaria per la democrazia degli abitanti delle città che preferiscono l’uniformità e l’uguaglianza a tutti i costi”.

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