I rischi di un veto tattico
Perché la “riserva” dell’Italia sul bilancio Ue può essere pericolosa
La battaglia per cambiare il bilancio dell’Unione europea è utile e giusta, ma il veto annunciato da Sandro Gozi a Bruxelles sulla revisione delle prospettive finanziarie appare una mossa tattica in vista del referendum. “L’Italia ha un problema con il bilancio nazionale, non con il bilancio europeo”, ha spiegato martedì al Foglio una fonte comunitaria, riferendosi al parere che la Commissione darà oggi sulla manovra dopo lo scontro con Renzi su migranti e terremoto. Come in passato, non ci sarà né promozione né bocciatura: la Commissione rinvierà a inizio 2017 il giudizio definitivo, riservandosi il diritto di aprire una procedura quando l’Italia potrebbe essere diversa a causa del referendum del 4 dicembre. Ma l’obiettivo della rinnovata battaglia di Renzi contro l’Ue, compresa la “riserva” sulla revisione delle prospettive finanziarie, è cercare di convogliare verso il “sì” anche i malpancisti che vedono l’Europa come la causa dei mali italiani.
La Slovacchia, che ha la presidenza di turno dell’Ue, ha risposto con un “me ne frego” al veto. Il negoziato con l’Europarlamento non si ferma. Nessuno si aspetta che l’Italia mantenga la riserva, tanto più che la revisione delle prospettive finanziarie introduce più soldi per l’Erasmus e la garanzia giovani e più flessibilità per spostare risorse da una posta all’altra in caso di crisi come quella dei migranti. Il problema del bilancio Ue, fermo tra gli anni 50 e 80 del secolo scorso, è reale. Su quasi 160 miliardi l’anno, 60 finiscono alla politica agricola comune e 53 miliardi ai fondi strutturali. Per le priorità che l’Ue dovrebbe avere in questo secolo rimangono le briciole: 5 miliardi per immigrazione e cittadini, 10 miliardi per la politica estera, 20 miliardi per la competitività. Il veto di Renzi sarebbe giustificato se fosse contro i soldi pazzeschi destinati alle mucche, che potrebbero essere pagati dai bilanci nazionali. Ma con un veto estemporaneo, il presidente del Consiglio rischia di cadere nella trappola che si è creato Cameron e che ha portato alla Brexit: annunciare veti solitari, promettere di riformare l’Ue, tornare a casa con un accordicchio indifferente, farsi travolgere da un referendum.