Il fuoco dell'odio antisraeliano
Terrorismo incendiario a Haifa, boicottaggio a Parigi. Stesso veleno
I fuochi in Israele si sono spenti nel più generale silenzio della stampa. E’ spaventoso il bilancio dell’ondata di incendi che ha imperversato in Israele per cinque giorni: 180 feriti, 527 case completamente distrutte a Haifa, oltre 1,5 milioni di tonnellate di liquidi e materiali ignifughi impiegati, 13 mila ettari di foreste bruciati, 80 mila israeliani evacuati. Questo nuovo “terrorismo degli incendi” è stato alimentato da una terribile campagna di odio sui social network arabi, pieni di appelli a “bruciare” letteralmente ebrei e sionisti (fra i giornali italiani ne ha parlato soltanto il Foglio sabato).
Le forze di sicurezza israeliane hanno arrestato almeno trenta persone sospettate d’aver appiccato gli incendi, in parte palestinesi di Cisgiordania, in parte arabi israeliani. Il ministro della Pubblica sicurezza Gilad Erdan ha parlato di “un nuovo tipo di terrorismo”, spiegando che se fino a poco tempo fa i giovani palestinesi “venivano incoraggiati a pugnalare e investire con l’auto gli israeliani, ora vengono incoraggiati a cercare di bruciare persone e intere comunità”. Al fuoco del terrore nelle stesse ore ne seguiva un altro: il boicottaggio. La Francia, infatti, approva la marchiatura dei prodotti ebraici in Cisgiordania. E’ ironico e terribile che uno degli incendi più devastanti abbia colpito un insediamento, Halamish, boicottato dalla mozione approvata dalla Commissione europea un anno fa e implementata adesso dalla Francia di Hollande. “C’è da rammaricarsi – ha commentato il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Emmanuel Nahshon – che proprio la Francia adotti provvedimenti del genere che potrebbero essere interpretati come un sostegno agli elementi radicali e al movimento per il boicottaggio di Israele.
Lascia inoltre stupiti e contrariati il fatto che la Francia applichi un doppio-standard nei confronti proprio di Israele, ignorando invece duecento altri conflitti territoriali in corso nel mondo”. Al boicottaggio francese ha risposto per le rime anche il vice ministro Michael Oren, storico e già ambasciatore israeliano negli Stati Uniti: “Pensiamoci due volte prima di comprare prodotti francesi”. Parlando dell’ondata incendiaria, il parlamentare israeliano Amir Ohana ha affermato che questi incendi dimostrano che “vogliono distruggere l’unico stato ebraico molto più di quanto non vogliano creare il 22esimo stato arabo”. Senza bottiglie molotov ma usando risoluzioni di carta, questo è l’obiettivo dei boicottatori di Israele che hanno trovato riparo anche all’Eliseo.
L'editoriale dell'elefantino