In Nord Dakota i Sioux hanno bloccato la costruzione di un oleodotto
Il Dakota Access Pipeline passa sotto il fiume Missouri e l'esercito ha chiesto di cambiarne il percorso. Ma lo scenario potrebbe comunque cambiare
Improvviso stop al Dakota Access Pipeline, l'ormai celebre oleodotto che avrebbe dovuto portare il greggio estratto dal bacino di Bakken, una zona tra il Montana e il North Dakota, stati confinanti col Canada, fino all’Illinois, attraversando il South Dakota e l’Iowa. Con grande sorpresa, ieri l'Army corps of engineers, l'equivalente del genio civile, ha negato l'autorizzazione agli scavi sotto il fiume Missouri: secondo il ramo dell’esercito americano che si occupa di ingegneria e progettazione, infatti, il tracciato avrebbe messo a serio rischio le riserve d’acqua sfruttate negli insediamenti degli indiani del North Dakota. Il divieto, comunque, non cancella definitivamente il progetto: in altre parole, va letto come un “invito” alla Energy Transfer Crude Oil a cambiare il percorso dell'oleodotto per poi rivalutare tutto.
Al di là degli incerti risvolti legati al nuovo presidente Trump, favorevole al Dakota Access Pipeline, la decisione è un punto di svolta per gli ambientalisti ma soprattutto per i Sioux, che ieri hanno festeggiato a lungo dopo mesi di proteste e manifestazioni per preservare la riserva dove vivono, la Standing Rock. Il culmine era stato raggiunto a ottobre, quando la polizia ha arrestato diverse persone dopo gli scontri con i circa mille manifestanti riuniti nell'accampamento ribattezzato inequivocabilmente “Sacred Stone”. “Non siamo contrari all'indipendenza energetica, allo sviluppo economico o alla sicurezza nazionale, ma vogliamo essere certi che le decisioni prese rispettino i nostri diritti di popolo indigeno”, ha detto il capo della tribù Sioux di Standing Rock, Dave Archambault.
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