La grande eredità di Castro
E’ il Venezuela, dove le donne vendono i capelli per comprare cibo
Ogni giorno sempre più venezuelani salgono su imbarcazioni di fortuna per sfuggire al collasso economico del loro paese. Come riporta il New York Times, “il Venezuela una volta era uno dei paesi più ricchi dell’America latina e attraeva gli immigrati provenienti da luoghi diversi come l’Europa e il medio oriente”. Ma dopo che il presidente Hugo Chávez ha promesso di distruggere l’élite economica del paese per redistribuire la ricchezza ai poveri, il ceto medio ha preso la strada dell’esilio, scatenando quella che i demografi descrivono come “la prima diaspora del Venezuela”. Adesso però anche i venezuelani poveri, che stanno morendo di fame, scelgono l’emigrazione (120 mila sono già fuggiti).
Le donne dal Venezuela stanno attraversando il confine in massa per vendere i loro capelli in una città al confine colombiano, al fine di permettersi di comprare beni primari come cibo, pannolini o medicinali. La tendenza, che è esplosa nelle ultime settimane, è un altro segno della profonda crisi del paese un tempo omaggiato dagli antagonisti di tutto il mondo. Decine di intermediari, noti come “trascinatori”, sostano su un ponte che collega San Antonio, in Venezuela, alla Colombia tramite La Parada, gridando: “Compriamo capelli!”. Circa duecento donne al giorno scelgono questo mezzo di sostentamento (i capelli sono usati in Colombia per fare le extension). Il cibo non sovvenzionato oggi in Venezuela è troppo costoso, con un sacchetto di riso a volte così caro che arriva a costare circa un decimo dei guadagni mensili. Molti sono costretti a sopravvivere con gli avanzi trovati nella spazzatura. Fidel Castro è morto e sepolto, ma l’orrore del castrismo socialista sopravvive in Venezuela. La credulità occidentale sul socialismo è eterna, il che spiega gli elogi lacrimevoli per Cuba, che Pascal Bruckner ha definito “totalitarismo con un tocco piccante”. Ma basta guardare i poveri in barca, disperati e affamati, che fuggono dal Venezuela per sapere dove si trova la vera eredità di Fidel.
L'editoriale del direttore