Fare di Wilders un martire del free speech
Lo accusano di intolleranza, ma gli negano la libertà di parola
Quattro anni fa, Geert Wilders era uscito illeso da un processo simile in Olanda, dopo che aveva paragonato il Corano al Mein Kampf. Ieri al controverso corsaro della politica olandese è andata peggio: “Istigazione all’odio razziale”. Wilders aveva detto che l’Olanda aveva bisogno di “meno marocchini”. Una condanna senza precedenti per il leader del Partito della Libertà, primo nei sondaggi nei Paesi Bassi, dove le elezioni si terranno fra tre mesi.
Aveva ragione il prestigioso quotidiano olandese Der Telegraaf quando lo aveva definito il “processo del secolo”. Mai prima di oggi i magistrati olandesi avevano deciso di criminalizzare le idee antislamiste e antimmigrazione del politico liberale in cima alla lista dei “bersagli” inchiodata sul petto di Theo van Gogh. L’unico motivo per mettere a tacere una persona è se le sue idee lo mettono in pericolo o gettano in pericolo altre persone, come gridare “al fuoco” in un teatro affollato. Che ci piacciano o no, le idee di Wilders hanno invece piena legittimità.
Come ha scritto il magazine inglese Spiked, “Wilders avrà anche idee intolleranti – chiudere le moschee dei Paesi Bassi, bandire il Corano e fermare l’immigrazione musulmana – ma anziché sconfiggere Wilders attraverso un dibattito aperto, i legislatori olandesi stanno tentando di metterlo a tacere”.
La tragedia di questo processo è che Wilders è stato in grado di trasformarsi in un martire della libertà di parola. Ma questa è la colpa delle élite. Accusano Wilders di essere un fascista, ma poi sono quelle che cercano di sovvertire la democrazia negando a Wilders il suo diritto fondamentale alla libertà di espressione. Sono loro gli autoritari.
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