Tutti a scuola di arabo
L’assurda proposta di Jack Lang, intellocrate della gauche caviar
Qualche anno fa, Jean-Pierre Garnier e Louis Janover pubblicarono un libro dal titolo “La deuxième droite”, un saggio contro le malefatte del goscismo e i maîtres à penser che all’avvento dei socialisti alla guida dello stato presero parte alla grande abbuffata. Come Marguerite Duras, “ninfa Egeria della gauche caviar”. Come Philippe Sollers, definito “la piccola vedova di Mao”. E lui, Jack Lang, l’onnipresente, il potentissimo ministro della Cultura socialista con Mitterrand, quello che faceva le crociate contro l’industria cinematografica e televisiva americana che “soffoca quella del Vecchio continente”. Oggi Lang è presidente dell’Istituto del mondo arabo e ha una nuova missione: portare nelle scuole l’insegnamento della lingua araba. Non nelle scuole di Tunisi o Marrakech, ma di Parigi e Marsiglia.
“E’ la quarta lingua più parlata nel mondo e siamo in un paese in cui la lingua araba dovrebbe essere regina”, ha detto Lang in un’intervista a Libération. “I legami della Francia con il mondo musulmano sono molto antichi: c’è una sorta di tropismo francese verso il mondo arabo nel bene e nel male. Il mondo arabo è parte di noi stessi. Dobbiamo affermarlo con orgoglio”. Irenismo a dir poco discutibile e storicamente infondato. Non guasterebbe alla gauche caviar, di cui Lang è fiera espressione, un po’ di orgoglio anche per la cultura greco-latina, giudaico-cristiana, su cui si è formata l’Europa. Senza rievocare Poitiers e Carlo Martello, sarebbe sufficiente ricordare a Lang che a forza di ibridare culture saranno loro a imporci non anche l’arabo, ma soltanto l’arabo.
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