Soldati siriani davanti all'ingresso alla città vecchia di Aleppo (foto LaPresse)

Tregua in Siria, i ribelli e Assad firmano l'accordo. La conferma di Putin

Redazione

Cosa prevede il cessate il fuoco che inizierà a mezzanotte. L’intesa è stata raggiunta grazie all’accordo tra Ankara, Mosca e Teheran

Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che il regime siriano e i ribelli hanno firmato l'accordo per una tregua e hanno concordato di avviare colloqui di pace. L'intesa è stata raggiunta dopo gli ultimi sviluppi sul campo in seguito alla conquista di Aleppo da parte delle forze fedeli al presidente Bashar el Assad. "Sono appena giunti dei rapporti secondo cui alcune ore fa c’è stato uno sviluppo che abbiamo cercato e per il quale abbiamo lavorato a lungo", ha detto Putin, nel corso di un incontro con i ministri degli Esteri e della Difesa. Il presidente russo ha dichiarato che sono stati firmati tre documenti: il primo riguarda il cessate il fuoco, il secondo "un pacchetto di misure per gestire il cessate il fuoco", mentre il terzo prevede "una dichiarazione di disponibilità ad avviare i colloqui di pace per la stabilizzazione della Siria". Il presidente russo ha evidenziato che si tratta di accordi "fragili" che richiedono un'attenzione speciale e pazienza.

Le forze armate siriane hanno confermato che a partire dalla mezzanotte (le 23 in Italia ) osserveranno un cessate il fuoco totale, con l'interruzione delle operazioni militari. Anche la Coalizione nazionale siriana, principale cartello delle forze di opposizione “esprime sostegno per l'accordo, ed esorta tutte le parti a rispettarlo", ha proclamato Ahmed Ramadan, portavoce dell'alleanza.


 
L’intesa è stata raggiunta grazie all’accordo tra Turchia, Russia e Iran. Come scritto oggi sul Foglio, “il concetto chiave che se ne ricava è che in Siria possono negoziare soltanto quelli che davvero hanno un potere di persuasione sulle parti in lotta, quindi Turchia da una parte e Russia e Iran dall’altra. L’Amministrazione americana e le Nazioni Unite sono escluse perché in questi cinque anni di guerra civile non hanno creato con i fatti un proprio diritto di farsi ascoltare dai combattenti sul campo”.