Sulla destra l'ambasciatore Ivan Rogers

Perché si è dimesso l'ambasciatore che avrebbe dovuto negoziare la Brexit

Redazione

Ivan Rogers lascia la carica e per molti, a Londra, il suo passo indietro nasconde cattivi presagi per i negoziati con Bruxelles

L’ambasciatore britannico presso l’Ue, Sir Ivan Rogers, si è dimesso a sorpresa dal suo incarico quando mancano appena due mesi dall'avvio dei negoziati per la Brexit, che il premier Theresa May ha promesso entro fine marzo. La notizia, confermata dal ministero degli Esteri, giunge inaspettata. A Londra, il governo contava molto sull'esperienza e sui buoni rapporti istituzionali costruiti da Rogers, considerato l'uomo giusto per condurre la trattativa sull’articolo 50 del Trattato di Lisbona che il Regno Unito vuole attivare per avviare la procedura di distacco dall’Unione. L’ambasciatore britannico, il terzo in soli 4 anni a ricoprire l'incarico a Bruxelles, non ha rilasciato commenti sulle motivazioni che lo hanno indotto a dimettersi.

Rogers è considerato un diplomatico esperto, molto vicino all’ex primo ministro David Cameron. Fu l'ambasciatore che si occupò di curare le relazioni delicate tra Londra e Bruxelles prima e dopo il referendum del giugno 2016 sulla Brexit. Rogers ha assunto la carica di ambasciatore presso le istituzioni europee nel 2013 e il suo mandato sarebbe scaduto il prossimo novembre. A dicembre, alcuni giornali a favore del "leave" avevano criticato il diplomatico dopo che la Bbc aveva pubblicato delle intercettazioni in cui Rogers – smentendo le tesi più ottimistiche del governo May – stimava in non meno di 10 anni il tempo necessario per negoziare un nuovo accordo commerciale tra Ue e Regno Unito.

Le dimissioni dell’ambasciatore sono state accolte con favore dal fronte degli euroscettici che lo definivano "un pessimista". D'altra parte, alcuni esponenti dei Tories hanno manifestato dispiacere per la perdita di un professionista “di tale calibro ed esperienza”. "Le dimissioni di Ivan Rogers rendono l'ipotesi di ottenere un buon accordo sulla Brexit meno probabile", ha commentato su Twitter Charles Grant, capo del think tank "Centre for European Reform".

Di più su questi argomenti: