Portare Putin a Taormina
Oggi più che mai è necessario un canale di dialogo con la Russia
Uno degli eventi più importanti di quest’anno per l’Italia sarà il vertice G7 di Taormina il 26 e 27 maggio prossimi. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, nella conferenza stampa di fine anno, ha detto che l’Italia sfrutterà l’occasione per “contribuire a relazioni diverse con la Russia” e per svolgere un ruolo cruciale, cercando di eliminare “logiche e cornici ideologiche tipiche della Guerra Fredda, che non hanno senso nella situazione attuale”.
Già il predecessore, Matteo Renzi, aveva più volte manifestato la sua contrarietà alla politica delle sanzioni internazionali portata avanti senza un canale di comunicazione aperto con il Cremlino. Ma il vertice di Taormina è un’occasione unica, e di sostanziale cambiamento degli equilibri, se si guarda ai partecipanti: a maggio sarà la prima volta del presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, del primo ministro inglese Theresa May e del successore di François Hollande all’Eliseo. Ed è la presidenza italiana, con Gentiloni – che non a caso ha una formazione da ministro degli Esteri e capo della diplomazia di Roma – ad avere l’occasione di svolgere un ruolo fondamentale per ricucire i rapporti dell’occidente con la Russia di Vladimir Putin.
"Non possiamo non desiderare il ritorno della Russia nel formato G8 e porre fine all'atmosfera della guerra fredda", ha confermato due giorni fa il ministro degli Esteri Angelino Alfano. Ristabilire un canale collettivo di comunicazione con la Russia significa aprire una nuova fase di trattative su questioni delicate, e parliamo della crisi Ucraina, della presenza della Nato, dei rapporti con i paesi baltici. Il progressivo deterioramento delle relazioni con Putin rischia di portare l’ordine mondiale verso l’isolamento reciproco e moltiplicare la possibilità di incidenti. Ben venga, quindi, la posizione di Gentiloni e un G7+1, senza paura di esporsi.