La pulizia di Theresa May
Con la “clean Brexit” il premier inglese rassicura la sterlina e i liberali
Affilata e precisa, Theresa May ha tolto ogni dubbio sulla sua idea di Brexit ed è tornata alle origini, a quel "Brexit means Brexit" che ci tormenta da sei mesi e che ora appare come la dichiarazione più circostanziata che il premier inglese potesse fare: il Regno Unito esce dal mercato unico europeo, altrimenti non sarebbe una Brexit, sarebbe un compromesso, roba da separati in casa, un accordicchio degno del fu Cameron.
Con un’enfasi globalizzatrice invero inusuale la May ha detto di voler portare il Regno nel mondo, senza più restrizioni, si rinegozia tutto, dagli accordi commerciali alla sicurezza, ma il paese torna a essere quel che sperava quando ha votato per la Brexit: sovrano. Da un punto di vista dottrinario, l’azzardo di May è forse poco adatto alle sue corde – la descrivono cauta, calcolatrice, nonché a favore del "remain", all’inizio almeno – ma risponde a una visione liberale delle relazioni internazionali e dell’economia intrinsecamente britannica.
Da un punto di vista di fattibilità, restano aperte ancora molte questioni, ma mentre gli europei hanno reagito con diplomatico terrore, mentre i commenti sui siti dei media anti Brexit esprimevano rammarico e paura, i mercati si sono sentiti rinfrancati. La sterlina è cresciuta, dopo giorni (mesi) turbolenti e i messaggi degli esperti del settore sono stati più o meno univoci: meglio una strada certa pur se impervia che il chiacchiericcio lagnoso e preoccupato che ha accompagnato la Brexit finora. Il tempo dirà quanto l’ambizione della May potrà procedere, ma intanto la cosiddetta "clean Brexit", pulita e semplice, segna un punto liberale, in un momento in cui i liberali paiono tutti sfiniti, e forse chissà, anche rassicurante.