La nuova normalità del jihad
L’assalto al Louvre ci ricorda che la guerra all’occidente non è finita
Attorno alle 10 di venerdì mattina, a Parigi, un uomo armato di machete ha assalito – al grido di “Allah Akbar” – alcuni militari di guardia presso le scale che conducono all’ingresso del Museo del Louvre. Dopo alcuni tentativi di corpo a corpo, uno dei soldati ha aperto il fuoco ferendo gravemente l’aggressore, il quale era comunque riuscito a colpire di striscio alla testa uno dei militari. Immediatamente il quartiere è stato transennato, il museo, alcuni negozi e la fermata della metropolitana sono stati chiusi e sono partiti controlli in città. Il primo ministro francese, Bernard Cazeneuve, ha parlato subito di “attacco terroristico”, e il presidente della Repubblica, François Hollande, ha ricordato che il terrorismo è “una minaccia presente che dobbiamo affrontare”. Impossibile non pensare alla notte della strage al Bataclan o all’assalto alla redazione di Charlie Hebdo, quando commando organizzati di terroristi islamici massacrarono persone innocenti, colpevoli ai loro occhi di essere infedeli. L’assalto di venerdì non è naturalmente paragonabile per preparazione, modalità ed effetti alle stragi che hanno insanguinato la Francia e l’Europa negli ultimi anni, ma – in attesa di conoscere meglio i dettagli dell’accaduto – è una sveglia salutare per ricordare all’Europa quello che ha detto Hollande: la minaccia del terrorismo islamico è viva e va affrontata.
Mentre noi tutti ci preoccupiamo comprensibilmente delle mosse di Donald Trump con il Messico, della lite tra Stati Uniti e Germania sulla moneta, o delle manovre politiche di Putin in medio oriente, l’islam politico sa che la guerra all’occidente non è finita, e anzi si nutre della sua debolezza. E’ probabile che, come in altri casi analoghi, l’attentatore non faccia parte di qualche rete organizzata particolare, ma che si tratti dell’ennesimo esempio di radicalizzazione che porta a gesti concreti di terrorismo. Quello che inquieta della vicenda, oltre all’aggressione in sé, motivata dall’odio religioso dell’ideologia islamista, è vedere come attentati di questo tipo siano considerati dall’opinione pubblica e dai media una sorta di “nuova normalità”, tanto che la notizia sui principali siti di news venerdì era “soldato spara su un uomo armato”.
Lo stesso titolo che fanno molti dei giornali europei quando a Gerusalemme un estremista palestinese assalta a mano armata i soldati israeliani o viene ucciso dopo avere falciato con un’auto le persone in attesa a una fermata del tram. Organizzati o no, riusciti o meno, assalti come quello di venerdì al Louvre ci ricordano che non possiamo abbassare la guardia, né fingere che siano episodi ordinari, da derubricare a incidenti: è jihad, islam politico che ha dichiarato guerra a noi e al nostro stile di vita. Non possiamo e non dobbiamo abbassare la guardia.