Washington, discorso del presidente Trump al Congresso (LaPresse)

Una sera da presidente

Redazione

Non si governa senza Congresso. Trump mostra il suo lato collaborativo

Durante il discorso davanti alle Camere riunite del Congresso americano, Donald Trump ha recuperato quello che i commentatori definiscono “un tono presidenziale”, con una certa sorpresa, ché pareva che il presidente non volesse più staccarsi dalle note della campagna elettorale, e che si ritrovasse esclusivamente in quel linguaggio e non in quello del palazzo. La spontaneità ne ha certamente risentito, e forse questo al performer Trump non piace molto, ma l’obiettivo di questo primo incontro ufficiale con il Congresso era un altro, era politicissimo e allo stesso tempo – si potrà dire anche nel caso del dissacrante Trump? – istituzionale: anche il meno ortodosso dei presidenti sa che senza il Congresso il suo potere è se non ridotto certo più condizionato a scontri e dibattiti e ditini alzati. Trump vuole approfittare del fatto di avere dalla sua parte entrambe le Camere, e quindi della possibilità di trovare lì accoglienza e non opposizione. Si governa anche con il Congresso, insomma, e nonostante l’alto tasso di litigiosità che permea lo staff trumpiano e le varie correnti dei repubblicani una mano tesa serve gli interessi del potere esecutivo e di quello legislativo assieme. Non è detto che questo clima conciliante duri a lungo, coerenza e costanza non sono esattamente le caratteristiche più distintive di Trump, ma intanto il primo passo è stato mosso, lasciando a casa la retorica del “carnage” e insistendo invece sulla collaborazione. Anche con l’Europa, anche con il mondo, addirittura, con l’ottimismo della luce che arriva, che finché dura è persino piacevole.

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