Fillon è indagato formalmente per il caso "Penelopegate"
Il candidato dei Republicains, già interrogato stamattina, ammette che sua moglie lavorava per lui. E' accusato di appropriazione indebita, uso improprio e occultamento di fondi pubblici e beni sociali
[Articolo aggiornato in redazione alle 18:05] Solo ieri François Fillon aveva ribadito all'emittente Europe 1 che anche se indagato non avrebbe rinunciato a correre per l'Eliseo. Oggi, il candidato dei Republicains alle elezioni presidenziali francesi è formalmente indagato per appropriazione indebita, uso improprio e occultamento di fondi pubblici e beni sociali. Secondo uno scoop del Figaro, Fillon è già comparso stamattina davanti al giudice per rispondere alle domande sul "Penelopegate". Finora il candidato all'Eliseo era stato già sentito dagli inquirenti che indagano sul caso degli “incarichi fittizi” dei figli Marie e Charles e della moglie Penelope (lei non è ancora indagata ma dovrà comparire davanti al giudice a marzo), ma solo come persona informata dei fatti. "Non chiedo né deroghe né favori, ma semplicemente il rispetto del diritto", ha detto Fillon al giudice rifiutandosi di rispondere alle domande degli inquirenti. Fillon ha invece letto una dichiarazione spontanea di cui il quotidiano è entrato in possesso. "Il codice di procedura penale mi offre la possibilità di rispondere alle vostre domande, di tacere o di fare una dichiarazione - ha detto Fillon - e la tempistica di questa procedura, in piena campagna elettorale, mi impone la scelta di fare una dichiarazione". Nella lunga dichiarazione scritta riportata dal Figaro, Fillon premette il suo "disaccordo sul metodo" usato dai magistrati e sulla tempistica dell'inchiesta e aggiunge: "Sì, ho impiegato mia moglie e la realtà del suo lavoro è innegabile. Questa realtà è stata confermata in dettaglio da diverse persone che hanno lavorato al suo fianco per anni". Per Fillon non è vero "che nessuno fosse a conoscenza che mia moglie fosse la mia assistente parlamentare, diversi testimoni lo confermano". Fin dall'inizio, l'onere della prova è stato invertito - ha aggiunto - costringendomi a provare la mia innocenza, ovvero l'effettivo lavoro di mia moglie". Fillon ha aggiunto di avere depositato numerose email che dimostrano la sua versione e una serie di testimonianze "precise e circostanziate". Il candidato del centrodestra ha anche richiamato la dichiarazione dei Diritti dell'uomo e il principio di separazione dei poteri nel chiudere la sua dichiarazione spontanea: "Avete deciso di chiamarmi in maniera precipitosa su fatti che risalgono a più di 20 anni fa, sapendo che io sto consacrando le mie giornate alla campagna elettorale che avranno luogo tra 40 giorni. Rispetto l'istituzione giudiziaria e mi aspetto di essere trattato come ogni cittadino del nostro paese, senza fretta e con l'unica preoccupazione di fare giustizia".
Resta da vedere cosa ne sarà ora della candidatura di Fillon all'Eliseo. “Per il rispetto del suffragio universale” contro coloro che “hanno fatto di tutto per impedirmi di essere candidato ma non accetto questo assassinio politico. Vado avanti”, aveva detto Fillon lo scorso 1° marzo confermando che non si sarebbe ritirato dalle presidenziali nonostante le indagini in corso a carico della sua famiglia, indagini che finora hanno anche pesato molto sui sondaggi. Parole che contraddicono quanto annunciato dallo stesso Fillon lo scorso gennaio, quando aveva dichiarato che, nel caso in cui fosse coinvolto direttamente nella vicenda, avrebbe rinunciato a correre per l'Eliseo.
Lo scorso agosto, al tempo delle primarie del centrodestra, Fillon aveva attaccato duramente il suo rivale Nicolas Sarkozy per i suoi guai con la giustizia. "Immaginate per un attimo se De Gaulle fosse stato indagato", aveva detto. "Coloro che non rispettano le leggi della Repubblica non dovrebbero potersi presentare agli elettori".