Il gran rifiuto del Guardian in America
Ossessione per la sorveglianza: storia di un piccolo cortocircuito
I giornalisti del Guardian che lavorano nella redazione americana non vogliono lasciare la loro sede attuale, vicino a Fulton Street a Manhattan, o anzi: non vogliono spostarsi a Brooklyn. No, non si tratta dell’ennesimo capitolo della querelle infinita tra Manhattan e il resto del mondo, né c’entra la tendenza cronica dei giornalisti a non trasferirsi in periferia – versione Corriere della Sera, diciamo – anche se spulciando tra le dichiarazioni dei cronisti indignati emerge anche la poca voglia di diventare pendolari.
La motivazione principale di questo rifiuto ha a che fare, come ormai accade sempre, con Donald Trump. Anzi, nello specifico con il genero del presidente degli Stati Uniti, Jared Kushner. Secondo quanto ha raccontato BuzzFeed, la sede del Guardian avrebbe dovuto trasferirsi a Dumbo Heights, in un complesso di proprietà dell’impero immobiliare dei Kushner – al quale formalmente il genero in chief non partecipa più in modo effettivo, avendo lasciato molti incarichi nel gruppo per dedicarsi al ruolo di consigliere della Casa Bianca (è appena stato raggiunto dalla moglie Ivanka, che non ha incarichi ufficiali, ma ha un ufficio tutto suo nella West Wing).
La redazione non esce da tempi tranquilli: nel 2016, è stato tagliato un terzo dei giornalisti, non pare proprio il momento di incaponirsi troppo. Qual è allora il problema con Kushner? Secondo i reporter del Guardian, le fonti non si fiderebbero di interagire con gente che ha legami con i trumpiani: temerebbero di essere ascoltati, intercettati e infine esposti. Alcuni hanno detto: ve lo immaginate voi Edward Snowden che ci fa trapelare documenti così rilevanti sapendo che il palazzo in cui lavoriamo è di proprietà di Kushner? L’ossessione per la sorveglianza è imperante, ce l’ha Trump, ce l’ha chi sta con Trump e chi sta contro. Ironia vuole che il giornale liberal inglese si ribelli a Kushner per salvaguardare fonti come Snowden, che ora è ospitato in Russia – per chiudere il cerchio dell’ossessione per la sorveglianza.