Il masochismo protezionista
Vespa e non solo. Le restrizioni trumpiane sono la Caporetto dei sovranisti
Sono stati forse un po’ esagerati i resoconti di stampa, pubblicati per primo dal WSJ, sulla possibilità che l’Amministrazione Trump sia incline a considerare l’imposizione di dazi all’importazione per prodotti europei come le moto svedesi Husqvarna, la Vespa dell’italiana Piaggio, o l’acqua Sanpellegrino, marchio della multinazionale svizzera Nestlé dal 1999. Montano le accuse di protezionismo all’indirizzo di Donald Trump, indubbiamente campione del protezionismo mondiale, tuttavia Washington, in questo caso, pur eclatante, persegue la stessa politica di rappresaglia adottata in parte anche da Barack Obama verso l’Unione europea, che da sempre vieta l’importazione di carne americana prodotta con bestiame che ha assunto ormoni. A fine anni Novanta l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) ha detto che la messa al bando della bistecca da parte dell’Europa viola gli obblighi internazionali sulla circolazione delle merci e la vecchia disputa s’inserisce dunque nel solco di un atteggiamento ostile dell’Unione europea al quale gli Stati Uniti hanno scelto di rispondere da tempo. Trump, naturalmente, ha alzato il livello dello scontro ma gli effetti perversi del protezionismo dovrebbero far riflettere soprattutto i protezionisti italiani. Assecondare una vocazione ostile al commercio come vorrebbero fare in Italia i partiti sovranisti, Lega e 5 Stelle, espone un’economia vocata all’export come quella italiana al rischio di vedere restringersi i mercati di sbocco. In fin dei conti protezionismo fa rima con masochismo e il masochismo nell’èra Trump è destinato a moltiplicarsi.