La guerra per Gibilterra
Qualche sgambetto diplomatico post Brexit fa traballare le diplomazie
La disputa sulla sovranità di Gibilterra che in questi giorni ha visto l’una contro l’altra Londra e Madrid, con un crescendo di tensione e toni bellicosi che non si vedevano da decenni, è forse il primo esempio concreto di quanto la Brexit sia una minaccia sistemica per la tenuta del progetto dell’Unione europea fin dalle sue fondazioni ideologiche. Le vicende sono note: la Spagna ha tentato di usare i negoziati sulla Brexit per garantirsi il diritto di veto su ogni parte dell’accordo finale che riguardi Gibilterra, e il Regno Unito, che sta tentando di abbandonare la nave europea portando con sé quanto più carico possibile, ha reagito furiosamente. I ministri degli Esteri e della Difesa hanno detto che saranno “implacabili” contro Madrid, e un parlamentare tory ha perfino parlato esplicitamente di “guerra” durante un dibattito televisivo.
Gli spagnoli ufficialmente hanno predicato la calma, ma nel frattempo annunciavano che Madrid non metterà un veto preventivo qualora una Scozia indipendente chieda di entrare nell’Ue (finora gli spagnoli avevano sempre assicurato il veto per soffocare le spinte separatiste della Catalogna). Insomma, è bastato qualche sgambetto diplomatico – di questo si tratta – per tirare fuori una parola che, applicata tra paesi europei, non si sentiva dal 1945. Gli animi sono caldi, le spinte populiste impongono che la retorica sia violenta, la Brexit ha scatenato un senso di rivalsa da entrambe le parti – e il placido Rajoy, primo ministro spagnolo, è inedito e opportunista in questo ruolo di capo della fazione punitiva nei confronti di Londra. Ma cedere a questi istinti, da entrambe le parti, porta a pericoli che con la costruzione di un’Europa unita speravamo di aver scongiurato.