Anche in Serbia "zeru tituli" per i populisti
Il candidato europeista, Aleksandar Vucic, vince le elezioni presidenziali. Dura sconfitta per i nazionalisti di Vojislav Seselj che superano di poco il 4%
Dopo Olanda e Bulgaria, anche la Serbia conferma la linea europeista e "regala" ai populisti la terza elezione consecutiva da sconfitti. Nelle presidenziali il candidato della coalizione di maggioranza, il riformatore e filo-Bruxelles Aleksandar Vucic, ha infatti ottenuto il 55,2 per cento staccando nettamente Sasa Jankovic con il 16,1 per cento e relegando i nazionalisti anti-Ue di Vojislav Seselj ad un misero 4,4 per cento.
Una sconfitta netta che Vucic, ex nazionalista ed ex ministro nel regime di Milosevic, ora riformatore liberale – filoeuropeista, ma anche vicino a Mosca – ha maliziosamente sottolineato quando, nel suo discorso, ha ringraziato "tutti quelli che mi hanno dato fiducia" e salutato "tutti i miei avversari nella competizione democratica alla presidenza, alcuni di loro hanno ottenuto buoni risultati". E tra gli "alcuni" non c'è ovviamente Seselj, antioccidentale, antieuropeo, anch'egli ex collaboratore del dittatore Slobodan Milosevic e grande sconfitto di questa tornata elettorale.
"Per noi è un giorno importante - ha continuato Vucic - perché è emerso in quale direzione vuole andare il paese. Per me è importante dire che le elezioni hanno mostrato che una enorme maggioranza dei cittadini serbi è per il proseguimento delle riforme, del cammino europeo del paese, della tradizionale amicizia con Russia e Cina. Abbiamo vinto non con il populismo e la demagogia ma con il duro lavoro. Mi aspetto ancora maggiore crescita, un aumento di stipendi e pensioni. Dobbiamo mostrare a quei cittadini che vivono duramente e che ancora non hanno visto quei miglioramenti portati dalle riforme che la scelta di votare noi non è sbagliata".