Il messaggio di May ai sauditi contro la sottomissione delle donne (con un occhio al petrolio)
Il premier britannico sfida il protocollo ultraconservatore wahabita e sbarca a Riad senza velo. Ma senza dimenticare tutti i dossier che Londra ha a cuore dalla finanza alla sicurezza
Un sobrio cappotto scuro, uno scialle al collo e capelli scoperti per incoraggiare il regime saudita a concedere maggiore libertà alle donne. La decisione della premier britannica Theresa May di non indossare il velo islamico durante la sua visita in Arabia Saudita ha riscosso largo gradimento sui social network e la stampa del Regno Unito ha esaltato il gesto di ribellione contro la sottomissione imposta alle donne dal conservatorismo wahabita. Nonostante il rigido protocollo ultraconservatore di Riad, che impone alle donne di coprire braccia e gambe, la premier ha sfidato anche il consiglio dato dallo stesso Foreign Office britannico, che invita a indossare comunque il velo durante le visite ufficiali per mostrarsi rispettosi del pudore della casa reale saudita.
May non è la prima donna a rifiutarsi di indossare l'abaya (il velo richiesto dal protocollo, ndr) e prima di lei anche Michelle Obama e Angela Merkel hanno incontrato la famiglia reale saudita con il capo scoperto.
Il Telegraph ricorda che, diritti civili a parte, l'incontro serve piuttosto a saldare ancora di più i rapporti finanziari tra i due paesi (Riad è per Londra il primo partner commerciale in medio oriente). Ma resta il fatto che quando nel 1985 l'allora premier Margaret Thatcher si presentò a Riad in visita ufficiale indossò un cappellino scuro per coprire i capelli e un abito lungo, estremamente compìto. Stessa etichetta rispettata negli anni anche dalla famiglia reale britannica.
Quella di May è stata una "scelta personale", ha chiarito Downing Street. "Le donne laiche sono libere" e "siamo fieri che non ti sia piegata", sono i messaggi di apprezzamento rivolti su Twitter alla May, che ha in programma anche un incontro con la principessa Reema al Saud, con cui discuterà della condizione femminile in Arabia Saudita, dove le donne non possono guidare o viaggiare senza il permesso del consorte.
Nei suoi incontri bilaterali con la casa reale, May dovrà affrontare anche altre questioni delicate: dal tentativo di convincere Riad a quotare alla Borsa di Londra la Compagnia petrolifera nazionale fino alla guerra allo Stato islamico. E alle critiche sollevate dall'opposizione laburista anche alla vigilia del viaggio in Arabia Saudita (il partito guidato da Jeremy Corbyn contesta al governo di vendere a Riad armi che poi vengono impiegate contro i civili nella guerra in Yemen), la premier ribatte con fermezza, in terza persona: "La dottrina May in politica estera è che ogni cosa che facciamo è nel nostro interesse nazionale. E' nel nostro interesse avere buone relazioni con tutti e per questo facciamo affari con chiunque nel mondo".