Il nuovo clima di Trump
Gli Usa stoppano il G7 sull’energia: niente documento condiviso
Il ministro italiano dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha parlato di “dibattito costruttivo” e “nessuna frizione”, ma lo strappo sul clima visto lunedì al G7 sull’energia di Roma potrebbe segnare un nuovo approccio degli Stati Uniti nella lotta ai cambiamenti climatici. I rappresentanti delle sette potenze riuniti in Italia non hanno potuto firmare una dichiarazione congiunta finale – di quelle piene di buoni propositi – perché l’Amminsitrazione americana ha chiesto tempo per rivedere le proprie politiche sul clima. Che l’atteggiamento di Donald Trump sul clima sia scettico non è una novità, anche se pure in quel campo bisognerà vedere quanto le parole del presidente americano si fermeranno ai proclami e quanto cambieranno davvero la politica degli Stati Uniti sul clima.
Finora Trump ha annunciato un taglio del 30 per cento al budget dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente, al cui vertice ha messo Scott Pruitt, da sempre critico della stretta correlazione tra attività umane e innalzamento globale delle temperature terrestri. Non solo, Trump pochi giorni fa ha anche firmato un ordine esecutivo per cancellare con il tempo le riforme green del suo predecessore Barack Obama, togliendo il tetto alle emissioni di CO2 e permettendo tra le altre cose la riapertura delle miniere di carbone. Ambientalisti delusi e già sul piede di guerra, la retorica trumpiana sul clima è un invito a nozze per loro: in questo modo sarà più facile trovare un nuovo colpevole per le catastrofi naturali. Sempre che Trump non si rimangi tutto.
L'editoriale dell'elefantino