Il realismo di Mattarella da Putin
Il capo dello stato apre un dialogo ufficiale col grande escluso del G7
L’immagine del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che stringe la mano al presidente russo Vladimir Putin, proprio mentre i ministri degli Esteri del G7 si incontravano a Lucca, è molto più che una photo opportunity. E’ il simbolo di un realismo, di una possibile distensione futura, corroborata dalle parole di Mattarella che ha parlato di “un dialogo bilaterale positivo e produttivo, in tutti i settori. Sono rapporti basati sulla fiducia e sul rispetto reciproci”. Parlare con la Russia, che in questo momento e non senza ragioni è la grande esclusa del consorzio occidentale, significa anche promuovere un atteggiamento costruttivo, nel solco di una tradizione politica e diplomatica dell’Italia. Come quando, durante la Guerra Fredda, il nostro era tra quegli stati cerniera in grado di promuoversi ad ambasciatori tra i due blocchi. Senza mai, però, mettere in discussione il giudizio sull’Unione sovietica e usando l’appartenenza occidentale come un punto di forza. E’ utile e realista che oggi l’Italia – pur nelle difficoltà di una politica estera spesso lasciata all’improvvisazione – a un mese dal G7 di Taormina, riscopra questo ruolo. Mattarella, inoltre, è riuscito a tenere ancora ben presente una “linea rossa” diplomatica e invalicabile, e ha parlato di Ucraina, di Libia, della Siria di Bashar el Assad. “L’uso di armi chimiche è inaccettabile. Auspichiamo che Mosca possa esercitare la sua influenza per evitare che attacchi simili possano ripetersi”, ha detto Mattarella a Putin, avvicinando il presidente alle sue responsabilità nella situazione siriana ma segnando una discontinuità del nostro paese rispetto all’approccio di Germania e Francia, che a differenza dell’Italia non considerano pubblicamente la Russia un attore decisivo per trovare una soluzione diplomatica in Siria. Non era scontato.