I nervi saldi con Pyongyang
Una guerra di propaganda e strategia deve evitare l’isteria collettiva
La tensione nel Pacifico, e in particolare nella penisola coreana, sta assumendo ormai i tratti dell’isteria collettiva. A far circolare il terrore di massa due fattori: da una parte i media – che come sempre, sulla Corea del nord, vivono di grandi titoli esotici, e usano la narrazione dell’imprevedibile e dello squilibrato per giustificare qualunque possibile azione di Kim Jong-un. Dall’altra parte, però, c’è il regime di Pyongyang, che da più di cinquant’anni usa strumentalmente la presenza di giornalisti stranieri ai suoi eventi proprio perché veicolino un messaggio di forza.
È così che dovremmo giustificare la paura sui social network quando ieri sera, improvvisamente, i circa duecento giornalisti invitati ad assistere alle grandi celebrazioni per il 15 aprile sono stati fatti salire su un pullman con destinazione ignota, per assistere a un non specificato “grande evento”. Un missile balistico? Un test atomico? No. Era l’inaugurazione di Ryomyong street, a Pyongyang, alla presenza di Kim Jong-un.
Eppure un sito russo aveva già rilanciato una fake news sull’“ordine di evacuazione” della capitale nordcoreana. Nello stesso momento, i servizi segreti americani facevano trapelare una notizia: secondo le immagini satellitari, la Corea del nord starebbe preparando il suo sesto test nucleare – notizia analizzata ieri anche da un lungo articolo del New York Times. In effetti, prodursi in un test nucleare durante il fine settimana, per Pyongyang sarebbe piuttosto sicuro: potrebbe celebrare nel migliore dei modi il 105esimo anniversario dalla nascita di Kim Il-sung, mostrare la forza atomica e usare i giornalisti stranieri come assicurazione sulla sua stessa esistenza. Finché ci sono loro – insieme con le delegazioni internazionali, compreso il senatore di Forza Italia Antonio Razzi – il presidente americano Donald Trump non potrà attaccare. E come se non bastasse, ieri il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha detto che non esclude che la Corea del nord possa usare missili caricati con gas sarin per attaccare il sud. È una guerra di propaganda, questa. Se i nervi saltassero, non sarebbe l’unica cosa a saltare.