Un'immagine degli scontri a Caracas (foto LaPresse)

Quando i grillini dicevano: “Venezuela? Anche in Italia si sta male”

Redazione

Lo scorso marzo la surreale visita a Caracas. Poi la situazione nel paese è precipitata, in 20 giorni quasi 30 morti e il M5s, sostenitore del “dialogo tra le parti”, resta in silenzio

Lo scorso 8 marzo, sul Foglio, avevamo raccontato la “surreale” visita di una delegazione del M5s a Caracas. In quell'occasione una delegazione composta da Manlio Di Stefano, capogruppo alla commissione Affari esteri della Camera, Ornella Bertorotta, capogruppo alla commissione Affari esteri del Senato, e Vito Petrocelli, vicepresidente del Comitato italiani all’estero, aveva incontrato i nostri connazionali in Venezuela.

 

In quell'occasione, davanti agli italo-venezuelani che confessavano i loro timori per la situazione nel paese e contestavano la scelta grillina di votare contro la mozione di Pier Ferdinando Casini che inchiodava alle proprie responsabilità il regime e i chavisti, gli esponenti del Movimento avevano replicato con frasi ai confini della realtà.

 

 

Così, mentre spiegavano di aver votato contro la mozione perché prevedeva l’ingerenza di un paese straniero nei fatti del Venezuela, Ornella Bertorotta si lanciava in un a dir poco ardito parallelismo: “Pensate che anche in Italia si sta male, ci sono tanti giovani senza lavoro a causa delle scriteriate politiche del governo Renzi, abbiate un po’ di empatia. E diciamo che ci sono anche cose buone in Venezuela come il programma di musica nelle scuole”.

 

 

 

Quasi due mesi dopo le immagini delle proteste anti Maduro stanno facendo il giro del mondo. Scontri con le forze dell'ordine, quasi 30 morti in poco più di venti giorni, le vie di Caracas trasformate in un campo di battaglia. Lo scorso 5 aprile, su Facebook, Bertorotta scriveva: “Sul Venezuela nessun ripensamento: il M5S supporta il dialogo tra le parti”. E ancora: “Nonostante gli ultimi eventi, ci sono degli spiragli di dialogo che vanno sostenuti. La revisione della sentenza del TSJ (il tribunale supremo di giustizia che ha esautorato delle proprie funzioni il Parlamento affidandole al presidente e dando il via alle proteste ndr), su pressione del governo venezuelano, è sicuramente un segnale positivo da cogliere per allentare la tensione di questi giorni con l’opposizione e ritornare ai processi istituzionali meno critici”. Poi silenzio.

 

 

Anche Di Stefano, l'ultima volta che si è espresso sull'argomento, il 1 aprile in un'intervista a Formiche, ha definito “un ottimo segnale” la “richiesta di Maduro al TSJ di tornare indietro su questa scelta”. Forse sarebbe il caso di tornare ad occuparsi della questione. Magari per il M5s resta valido quanto detto nella visita dell'8 marzo. Certo, ci sono i morti, ci sono gli scontri, la repressione e la violenza, ma “anche in Italia si sta male”.