Un giusto segnale contro l'antisemitismo
L’Italia ha difeso Israele e la cultura all’Unesco (come aveva chiesto il Foglio), che ha approvato una nuova risoluzione che definisce “potenza occupante” Israele nella propria capitale, Gerusalemme
Fu la battaglia di un piccolo giornale, il nostro, nel chiedere al governo italiano di votare contro la successiva risoluzione del Palazzo dell’incoltura dell’Onu, l’Unesco, che a ottobre aveva cancellato de facto quattromila anni di storia ebraica a Gerusalemme. Ieri il governo italiano ha accolto quella richiesta e ha votato contro l’ennesima farsa che denigra la storia e il nome di Israele.
In coincidenza con il giorno in cui Israele celebra il 69esimo anniversario dell’indipendenza, l’Unesco ha approvato una nuova risoluzione che definisce “potenza occupante” Israele nella propria capitale, Gerusalemme, senza mai citare le radici ebraiche della città santa, santa alle tre religioni monoteistiche. L’Italia ha votato no alla risoluzione dell’Unesco su Gerusalemme, assieme agli Stati Uniti, all’Inghilterra e alla Germania. Il testo è passato con 22 voti a favore, 10 contrari, 23 astensioni. Vergognosa la decisione francese di astenersi, quando se anche Parigi avesse scelto di opporsi si sarebbe ancora di più rafforzato il fronte europeo.
Una precedente risoluzione, ancora più negativa nei confronti di Israele, era stata approvata dall’Unesco lo scorso ottobre. In quel caso l’Italia si era astenuta. E in quel caso, il Foglio convocò una piccola ma importante manifestazione sotto la sede dell’Unesco a Roma, parlando di “Shoah culturale”. Due giorni fa, la diplomazia israeliana ha definito “fake history” la risoluzione dell’Unesco.
Saluta la decisione italiana anche la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, che esprime gratitudine al premier Paolo Gentiloni e al ministro degli Esteri Angelino Alfano “per aver fatto sentire la propria voce a difesa dei valori assoluti che l’Europa intera è chiamata a riconoscere”. Ma questa battaglia non può restare confinata ai governi. Nel 1974, quando l’Unesco boicottò Israele, protestarono in tanti: Argan, Jemolo, Silone, Dorfles, Foa, Gassman, Montale, Montanelli, Sciascia, Soldati e Strehler. E all’estero Aron, Dürrenmatt, Ionesco, Graham Greene, Joan Miro e Leonard Bernstein. Oggi dove sono gli intellettuali, gli storici, le persone di fede, gli studiosi di arte? Gli ultimi due anni di cronache dal medio oriente ci hanno mostrato immagini di scempi alle chiese cristiane di Mosul, ai templi assiri di Nimrud, agli anfiteatri Romani di Palmira da parte degli inquisitori dello Stato Islamico. Queste risoluzioni Unesco, seppur meno agghiaccianti nei danni fisici, non sono meno gravi sul piano morale e politico. Vandali di carta.