Donald Trump (foto LaPresse)

La vittoria breve di Trump

Redazione

I repubblicani smontano l’Obamacare, rimpiazzandolo con non si sa che

A poco più di un mese dal momento politicamente più devastante per Donald Trump, il naufragio della riforma sanitaria per rimpiazzare l’Obamacare, la Camera ha votato una versione emendata del testo con una maggioranza risicatissima. Gli intransigenti del Freedom Caucus sono stati accontentati, i centristi preoccupati dalle restrizioni sulla copertura sono stati domati. Sulla carta è una vittoria cristallina per il presidente, che dopo l’umiliazione di vedersi svanire sotto il naso una controriforma dall’enorme valore simbolico nonostante la salda maggioranza al Congresso, ha ingaggiato un estenuante negoziato con i leader di Capitol Hill per portare a casa il risultato. Il risultato è arrivato, seppur di breve respiro. Se la valutazione sulla politics della riforma sanitaria non lascia dubbi, quella sulla policy per il momento rimane oscura. Nessuno ha avuto modo di leggere interamente un testo emendato in fretta e dibattuto per poche ore e l’ufficio budget del Congresso non ha ancora dato la sua valutazione sull’impatto della legge in termini di copertura assicurativa e peso sul deficit. L’emendamento centrale, negoziato dal deputato Tom MacArthur, permetterà agli stati di aumentare i premi per i pazienti con una condizione clinica pre-esistente (cosa impedita dall’Obamacare) e di liberarsi dei tetti sui costi cosiddetti out-of-pocket. Lo speaker della Camera, Paul Ryan, ha presentato la manovra come una vittoria degli enti locali contro Washington, del mercato contro lo stato. Ma sa bene che al Senato non sarà facile convincere i repubblicani a votare un testo del genere.