L'Ue già prende le misure a Macron
Propositi di riforma raffreddati e tanto attendismo. Le obiezioni di Juncker
Scampata la grande paura Marine Le Pen, l’establishment dell’Unione europea rischia di cadere nella tentazione dello status quo, nonostante l’occasione di avere all’Eliseo un europeista come Emmanuel Macron, pronto a fare quei compromessi di sovranità che la Germania chiede per far avanzare la zona euro ma che la Francia non ha mai accettato. Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, martedì ha espresso seri dubbi sulla proposta di Macron di dotare la zona euro di un ministro delle Finanze e di un bilancio autonomo contro gli choc asimmetrici. Juncker si è chiesto se sia una buona idea affidare al ministro delle Finanze europeo il potere di “cambiare i bilanci nazionali” e “interferire nelle scelte di bilancio dei Parlamenti nazionali”.
Ieri il vicepresidente della Commissione, Jyrki Katainen, ha stoppato il “Buy European Act” contenuto nel programma di Macron: limitare gli appalti pubblici sulla base di “quote geografiche” non rientra “nei nostri princìpi”. Le obiezioni della Commissione potrebbero essere dettate da realismo. Sulla zona euro nulla si muoverà prima delle elezioni in Germania a settembre. Il “Buy European” potrebbe ispirare barriere non tariffarie molto più protezioniste. Lo stesso Macron riconosce che occorre affrontare i dossier europei con realismo. “L’idea è di rinnovare l’Ue”, ma non sarà né “semplice” né “immediato” ha spiegato Sylvie Goulard, che consiglia il futuro presidente. C’è una differenza sostanziale tra realismo e status quo: rimanere immobili con “Libri Bianchi” e “Documenti di Riflessione” come sta facendo Juncker è molto più pericoloso che affrontare la giungla di Macron che prima o poi occorrerà attraversare per battere definitivamente i populisti.
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