Anche la Cina sotto attacco hacker: colpite 30 mila sedi istituzionali
Colpiti università, ospedali e uffici della burocrazia cinese. L'hackeraggio di "WannaCry" è partito venerdì scorso e ha infettato 200 mila utenti in 150 paesi
Gli hacker hanno colpito anche la Cina, dove "centinaia di migliaia" di pc sono stati infettati da WannaCryptor, rinominato “WannaCry”, il virus che venerdì scorso ha colpito oltre 200 mila computer in 150 paesi di tutto il mondo. Sarebbero 29.372 le sedi di istituzioni cinesi hackerate, incluse quelle di agenzie del governo. Università, ospedali e uffici della vasta burocrazia cinese, dal gradino più basso fino ai “mandarini”, si sono visti bloccati da un momento all'altro la possibilità di far scorrere le pratiche amministrative riguardanti milioni di persone. In particolare, spiega la compagnia di sicurezza informatica Qihoo 360, “Wannacry” ha attaccato 4.000 università e centri di ricerca, sebbene non sia chiara ancora la profondità del danno.
Si tratta di un “ransomware”, un malware che attacca e blocca i computer, obbligando a un pagamento di 300 dollari in bitcoin per riprendere il controllo del sistema. “Hai solo tre giorni per pagare - si legge nel messaggio che compare sullo schermo -. Dopo di che il prezzo sarà raddoppiato. Dopo sette giorni non sarà più possibile recuperare i file”. È possibile seguire gli sviluppi dell’attacco (e il bottino che gli hacker sono riusciti per ora ad accumulare) grazie a un bot su Twitter, Ransom Tracker, creato da Michele Spagnuolo, che lavora nell'ambito della sicurezza informatica di Google. Ad ora la quota di riscatti ottenuti dai piratio informatici si aggira sui 50 mila dollari.
Il timore è che l'attacco possa essere rinnovato a breve, già oggi stesso. La Cina, che negli anni in cui alla Casa Bianca c'era Barack Obama era sospettato di orchestrare intrusioni informatiche negli Stati Uniti, sta lottando ancora in queste ore per debellare il virus che lo aveva colpito venerdì scorso insieme ad altri 150 paesi nel mondo ma, secondo quanto riferisce l'”Amministrazione del cyberspazio” di Pechino, il ransomware sta rallentando la propria penetrazione nelle unità informatiche. Tra gli altri colossi dell'economia, Petrochina è riuscita ieri a far tornare operativo l'80 per cento della sua rete.
Il paese più colpito rimane il Regno Unito, dove ad essere è stato colpito è stato anche il sistema sanitario nazionale, mentre segnalazioni sono arrivate da 150 paesi, tra cui Stati Uniti, Spagna, Italia, Taiwan, Russia, Vietnam. Secondo la polizia europea "il numero delle vittime non sembra esser salito e così al momento la situazione appare stabile in Europa, il che è un successo". Il portavoce dell’ Europol Jan Op Gen Oorth ha spiegato che "molti addetti alla sicurezza informatica hanno lavorato molto nel week-end e fatto gli aggiornamenti di sicurezza al software". Per trovare i responsabili si sono mobilitate negli Usa l’Fbi e la Nsa, come ha reso noto una fonte dell’Amministrazione Trump.