Cosa c'è da sapere sul primo governo dell'èra Macron
Uno di destra all’economia, altri fedelissimi premiati. Parità di gender rispettata, così come “il contributo della società civile” cui Macron faceva sempre riferimento durante la campagna elettorale. C'è però qualche sorpresa
Milano. La Francia ha il suo nuovo governo, mercoledì il segretario generale dell’Eliseo, Alexis Kohler, ha annunciato il team dei ministri che lavorerà con il premier Edouard Philippe, nominato lunedì dal presidente, Emmanuel Macron.
Parità di gender rispettata (anche se non del tutto: nei ministeri chiave ci sono più uomini), così come “il contributo della società civile” cui Macron faceva sempre riferimento durante la campagna elettorale per confermare il suo istinto post partiti tradizionali – istinto killer, a vedere poi come è andata.
Dopo aver scelto un premier-scrittore che viene dalla destra, anche all’Economia arriva un leader dei Républicains, Bruno Le Maire, che è considerato più tecnico che carismatico e un filo più gollista che liberale – ma sono sfumature che ai commentatori di sinistra non importano: nel ministero più importante per combattere il declino economico della Francia ci va un esponente della destra (il Monde aveva un titolo carino che anticipava le eventuali scelte di governo: “Ni de gauche ni de gauche”).
Alla Giustizia va François Bayrou, premiato per la sua alleanza elettorale arrivata con entusiasmo in tempi ancora incerti per Macron, così come agli Esteri va l’hollandiano Jean-Yves Le Drian, che per primo aveva spezzato l’impasse dello scorso governo e aveva annunciato che non avrebbe votato per i socialisti, ma per il leader di En Marche!. Anche il macroniano della prima ora Gérard Collomb, istrionico sindaco di Lione, va al governo, in uno dei ministeri-mito del paese (qui, si dice, si ha un potere enorme) quello dell’Interno, che è anche il più coinvolto sui temi dell’immigrazione e della sicurezza. Alla Difesa va Sylvie Goulard, confermando un trend che vuole che questo ministero vada alle donne, che però era attesa più su dossier relativi all’Europa, vista la sua esperienza a Bruxelles. All’Ecologia va la star ambientalista Nicolas Hulot, che non si era mai lasciato convincere da nessun predecessore di Macron (e ci avevano provato sia Sarkozy sia Hollande) e che invece oggi ha detto sì.