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Sul muslim ban Trump chiede aiuto alla Corte Suprema

Redazione

Il presidente americano è al terzo tentativo di introdurre il divieto di ingresso nel paese per i cittadini di sei paesi a maggioranza islamica. I giudici hanno già bocciato il provvedimento due volte 

Donald Trump riapre la questione del travel ban chiedendo alla Corte Suprema di reintrodurre il divieto per i cittadini di sei paesi a maggioranza islamica di entrare negli Stati Uniti. La questione va avanti da mesi e a marzo, quando un giudice federale ha bocciato il suo secondo tentativo di reintrodurre il muslim ban, il presidente americano aveva anticipato che - "se necessario" - si sarebbe rivolto alla Corte Suprema. Sfidando quello che aveva definito un “abuso giudiziario senza precedenti”, Trump ha presentato due ricorsi alla Corte che mirano a "bloccare le sentenze di tutti i tribunali federali di livello inferiore" con "urgenza". 

   

La portavoce del dipartimento di Giustizia, Sarah Isgur Flores, ha dichiarato che è stato chiesto "alla Corte Suprema di considerare questo caso importante e siamo convinti che l'ordine esecutivo del presidente Trump rientri nella sua autorità di mantenere la nazione sicura e proteggere le nostre comunità dal terrorismo". "Il presidente non è tenuto ad ammettere persone di paesi che sono sponsor del terrorismo o offrono ai terroristi rifugio - ha concluso - fino a quando non determinerà che sono controllati in modo accurato e non costituiscono un rischio per la sicurezza degli Stati Uniti".

   

   

Questo è il terzo tentativo di Trump di introdurre l'ordine esecutivo inizialmente firmato il 27 gennaio scorso. La prima volta è stato congelato da un tribunale in seguito alla denuncia presentata dallo stato di Washington e poi bocciato dalla corte d'Appello, dopo il ricorso della Casa Bianca. La seconda volta Trump ha firmato un ordine esecutivo simile, che a differenza del primo escludeva l'Iraq, programmato per entrare in vigore il 16 marzo. Bloccato anche quello da un giudice federale delle Hawaii, Derrick K. Watson, perché "nessun presidente può emettere un ordine che discrimina le persone in base alla loro nazionalità o alla loro religione”. Sentenza, questa, confermata ancora una volta dalla corte d'Appello il 25 maggio scorso. Non resta dunque che la Corte Suprema, che tra l'altro dopo l'elezione dell'ultimo giudice è oggi a maggioranza repubblicana. 

   

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