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Merkel, Macron e noi

Redazione

L’atto di responsabilità europea della cancelliera ci riguarda. Attrezziamoci

Impariamo a pensare a noi stessi, non per egoismo, ma perché il valore, oggi, possiamo crearlo qui, e ne beneficeranno anche gli altri. In vista dell’incontro del G20 ad Amburgo, la settimana prossima, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha ribadito davanti al Bundestag la sua visione dell’Europa, avocando a questo pezzo di mondo la chance di diventare davvero una guida per tutti. Merkel dice che non bisogna pensare troppo alla Brexit, quanto piuttosto all’Europa dei 27 che restano; dice che isolazionismo e protezionismo non portano da nessuna parte, bisogna gettarsi nel mondo e trarre frutti dalla globalizzazione, non restarne atterriti. Non ha bisogno di citare Trump, la Merkel, perché si sa che sta parlando di lui e del movimento altalenante di quest’America che si pone in modo tanto ritroso rispetto al passato.

   

L’europeismo della Merkel non è anti atlantismo come spesso i commentatori sono portati a credere, la cancelliera sente la mancanza dell’America, sa che un vuoto a Washington è pericoloso per tutti, soprattutto per gli alleati europei. Ma allo stesso tempo non si perde in piagnistei e dice: assumiamoci le nostre responsabilità, questa è l’occasione per costituire finalmente una forza politica europea compatta. Per farlo s’avvale dell’alleanza stretta con Parigi e con Macron, che del neoeuropeismo è il testimonial più amato e coccolato. Il gioco delle parti tra i due è ancora in via di definizione, perché poi alle parole devono seguire i fatti, e al primo vertice europeo macroniano della settimana scorsa le crepe europee (storiche) non sono scomparse per magia. A giudicare dalle ultime mosse diplomatiche francesi, pare di capire che Macron vuole usare la luna di miele per fare da pontiere con quei leader con cui oggi è difficile comunicare. Trump è stato invitato il 14 luglio a Parigi, mentre il ministro degli Esteri Le Drian diceva ieri al Monde che con la Russia “esiste una finestra d’opportunità”, cioè c’è spazio per il dialogo. Il filo su cui cammina la Francia è sottile, l’imprevedibilità di Trump non consente strategie di largo respiro e il dialogo con la Russia, in Siria soprattutto, è destinato a un momento della verità brutale ora che lo Stato islamico si sta restringendo e quel terreno deve essere gestito da altri: l’alibi del “siamo tutti insieme contro i terroristi” potrebbe cadere a breve, e a quel punto, senza infingimenti, lo scontro sarà diretto. A quel punto la leadership franco-tedesca dovrà essere compatta, e anche gli altri paesi europei, compresa l’Italia, non potranno soltanto provare a farsi trainare per poi lamentarsi a ogni sobbalzo.

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